DISTURBO TEMPORO-MANDIBOLARE: UNA DELLE CAUSE PIÙ FREQUENTI DEL DOLORE MANDIBOLARE
Come si possono riconoscere le cause e i sintomi del dolore mandibolare?
- Ti capita di digrignare frequentemente i denti?
- Percepisci dei rumori fastidiosi quando mangi o parli?
- Hai spesso male alla mandibola o mal di testa?
- Questo disturbo rappresenta un ostacolo nella tua quotidianità?
Potresti soffrire di un disturbo temporo-mandibolare!
COS’È IL DISTURBO TEMPORO-MANDIBOLARE?
Il Disturbo temporomandibolare (TMD) è un termine che abbraccia un certo numero di disturbi che spesso implicano dolore mandibolare, che coinvolgono la muscolatura masticatoria, l’articolazione temporomandibolare (ATM) e le strutture associate, o entrambe.
Il dolore associato con il TMD può esprimersi clinicamente come dolore masticatorio o dolore temporomandibolare.
Chi soffre di TMD oltre a lamentare dolore presenta anche limitata o asimmetrica apertura della bocca e rumori articolari solitamente descritti come scatti, schiocchi, stridori o crepitii.
Il dolore facciale correlato al disturbo temporomandibolare si riscontra nel 4-12% della popolazione generale (il rapporto donne:uomini è di 2:1), mentre soltanto l’ 1.4-7% ricerca il trattamento (le donne 4 volte di più).
I segni e i sintomi raggiungono un picco nella fascia di età 20-40 anni.
L’impatto sulla qualità di vita individuale e la funzione fisica è significativo quando il dolore diventa cronico si manifesta la cronicità.
Quando il TMD diviene disabilitante si traduce in una significativa perdita di giorni lavorativi ed è causa di costi elevati per il sistema sanitario.
QUALI SONO LE CAUSE DEL TMD?
La fisiopatologia del TMD trae in inganno poiché la sede del dolore non sempre coincide con la sede dell’alterazione fisiopatologica.
Gli studi scientifici non hanno identificato in modo chiaro le cause del TMD.
A riguardo sono state proposte quattro teorie:
- Teoria del trauma: un micro o macro trauma sarebbe causa del TMD. Il problema è che tale trauma potrebbe essere sintomo di fattori eziologici proposti dalle altre teorie (es. osteoartrite, stress, eccessiva apertura della mascella);
- Teorie muscolari: la causa risiederebbe nell’iperattività dei muscoli collegati all’articolazione temporomandibolare. Ma l’iperattività può essere determinata da numerosi fattori;
- Teoria dello spostamento interno: la causa sarebbe determinata dallo spostamento di elementi interni dell’articolazione temporomandibolare;
- Osteoartrite: la causa può essere un problema degenerativo dell’articolazione temporomandibolare dato da età o predisposizione. Ma può essere dato anche dal prolungato malfunzionamento dell’articolazione temporomandibolare. In ogni caso potrebbe spiegare solo alcune categorie del TMD.
Per quanto riguarda i fattori psicologici è difficile determinare se sono causa o effetto; viene tuttavia sottolineata la loro presenza ed importanza nel mantenimento del disturbo temporo-mandibolare.
Gli studi mostrano che ci sono due aspetti dell’area cognitiva rilevanti nel TMD: il controllo percepito del dolore e le strategie di coping (si tratta di modalità di adattamento con le quali gli individui fronteggiano situazioni stressanti), in particolare l’uso di strategie disfunzionali (ad esempio pensare che il problema sia insuperabile ed ingigantirlo).
Attualmente si adotta dunque un modello biopsicosociale: la valutazione dovrebbe essere multifattoriale e includere i fattori iniziali, precipitanti e di mantenimento.
Secondo le linee guida del Research Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorder (RDC/TMD)si possono individuare tre gruppi maggiori di TMD a seconda della presunta alterazione fisiopatologica:
- Gruppo I Disturbi dei muscoli della masticazione (DDM): il dolore è generalmente di tipo cronico e le aree più colpite sono quelle del massetere, temporali e preauricolari. Spesso è bilaterale, sordo e persistente. Risponde a farmaci analgesici blandi solo inizialmente, non più con l’evolvere del disturbo, quando il dolore diventa più intenso e si estende a testa e collo. Emerge una riduzione dell’apertura della bocca da una limitazione di qualche millimetro a chiusura totale.
La maggior parte dei pazienti che manifestano sintomi DDM di durata superiore a un mese riferisce un aumento dello stress o altre reazioni emotive negative quali ansia, depressione diminuzione dell’interesse o della capacità di far fronte a responsabilità lavorative e familiari e gli associati comportamenti da malattia e da dolore, inclusi l’aumentata ricerca di trattamenti medici e odontoiatrici. Vengono inoltre spesso riferiti disturbi del sonno e stanchezza
- Gruppo II Spostamenti patologici interni: anomalie dei rapporti funzionali tra il disco articolare e la superficie ossea articolare dell’ATM, la fossa mandibolare dell’osso temporale e la superficie articolare del condilo della mandibola. Può cominciare a seguito di un colpo traumatico della mandibola o per modificazioni lente dovute a iperattività muscolare, dalla restrizione del movimento del condilo o, più raramente, da difetti di sviluppo o da predisposizione a spostamenti.
Il dolore in alcuni casi non è presente e non si tratta di una condizione patologica. Nei casi patologici è localizzato nell’articolazione, talvolta anche nell’area preauricolare. Solitamente è acuto, esplosivo e di
breve durata durante il movimento della mascella ed ha un residuo indolenzimento che può durare diverso tempo. L’alterazione della funzione mandibolare può essere impercettibile. Nei casi più gravi può portare a gravi limitazioni della bocca. Sono presenti rumori articolari, alterazioni dell’occlusione dentaria (morso) e iperattività muscolare (espressa nel bruxismo e forte serramento dei denti).
I fattori psicologici sono gli stessi presentati per il primo gruppo.
- Gruppo III Disturbi degenerativi dell’articolazione: frattura della testa del condilo, del collo del condilo e della fossa mandibolare del temporale; modificazioni degenerative secondarie a traumi dell’articolazione; artrite autoimmunitaria; fattori emotivi e comportamentali a causa dell’abuso disfunzionale e prolungato dei muscoli della masticazione che può portare ad un rimodellamento della testa del condilo. Il dolore è localizzato all’articolazione, all’orecchio e alla regione preauricolare. In genere è sordo e tende ad essere di lieve entità mentre è intenso durante i movimenti. L’apertura della bocca è limitata quando è presente infiammazione articolare.
Si osserva presenza di crepitio a causa delle alterazioni degenerative delle superfici articolari ossee. I fattori psicologici possono essere presenti anche in questo gruppo, ma con una minore presenza rispetto ai gruppi precedenti.
COM’È POSSIBILE INTERVENIRE?
La terapia, così come la diagnosi, deve avvenire secondo un modello biopsicosociale adottando un’ottica multidisciplinare. Il ruolo dello stress e delle problematiche psicologiche è ben documentato nei pazienti che soffrono di disturbo temporo-mandibolare, quindi un importante fattore terapeutico dovrebbe essere il controllo di tali problemi, delle abitudini disfunzionali e dell’iperattività muscolare.
I dati presenti in letteratura mostrano miglioramenti significativi ottenuti con la terapia cognitivo-comportamentale ed il Biofeedabck per quanto riguarda l’intensità del dolore e le strategie di coping.
In primis è necessario modificare le abitudini non funzionali della persona quali la prolungata contrazione dei muscoli masticatori e il dolore per il successo della riabilitazione.
Il Biofeedback elettromiografico (EMG) fornisce alla persona un maggior senso di controllo, che lo aiuta a ridurre stress, ansia e depressione. Inoltre vengono insegnate anche tecniche di rilassamento e di gestione dello stress al fine di migliorare la qualità di vita.
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