QUALI ASPETTI DI PERSONALITÀ FAVORISCONO L’INSORGERE DI UNA FOBIA?

Come sappiamo dai precedenti studi, non tutte le persone dopo un’esperienza traumatica con un animale, oggetto o situazione manifestano le caratteristiche di una fobia per quello stimolo. Esistono infatti delle caratteristiche di personalità che sembrano favorire l’insorgere della fobia specifica; ciò si manifesta soprattutto nelle fasi evolutive della nostra esistenza, come infanzia e adolescenza. La maggior parte dei fenomeni di attivazione di paura e ansia che si manifestano durante queste fasi sono caratterizzati da remissione spontanea durante la crescita. Tuttavia un disturbo fobico tenderà a persistere anche in età adulta se non trattato con la giusta attenzione. Il periodo dell’adolescenza in particolare, con le sue trasformazioni fisiche, psicologiche e relazionali, rappresenta una fase vulnerabile per il manifestarsi di fobie (Grant, 2013). Alcune ricerche hanno rilevato che anche il genere rappresenta un fattore di vulnerabilità per i disturbi legati ad ansia e paura, in modo particolare le femmine sarebbero più sensibili a stimoli stressanti e traumatici.
Le nostre paure sarebbero legate poi alle nostre personali caratteristiche, pertanto una persona estroversa potrebbe più facilmente manifestare ansia nel restare sola in casa o in un luogo chiuso (claustrofobia); analogamente una persona più introversa si troverebbe in difficoltà verso gli estranei o l’esprimersi in pubblico (fobia sociale). Da queste osservazioni ne deriva l’importanza di considerare anche gli aspetti di personalità, oltre che dei sintomi, nella valutazione diagnostica di una fobia (Settineri et al. 2019).
Anche le nostre emozioni sembrano essere coinvolte nei disturbi d’ansia e nelle fobie specifiche; Muris e colleghi (2018) hanno rilevato un collegamento tra l’emozione della vergogna e la presenza di disturbo d’ansia e fobia specifica; non solo, l’emozione di vergogna è legata ad una personalità di tipo nevrotica. Il nevroticismo come tratto di personalità risulta essere a sua volta legato ad una maggiore probabilità di sviluppare disturbi d’ansia, tra i quali anche le fobie. Questi risultati sembrano essere in linea con altre ricerche e suggeriscono che il sentimento di vergogna associato ad una personalità di tipo nevrotica e introversa è strettamente collegato a patologie di tipo ansioso.

COME SI MANTIENE UNA FOBIA?

Come già accennato in precedenza, il comportamento di evitamento dell’oggetto o della situazione spaventante favorirebbe il mantenimento della fobia, poichè il bambino o la persona ha appreso che la fuga dall’oggetto o situazione ha ridotto la paura, l’ansia e la percezione di pericolo. Alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato che persone fobiche tendono ad avere disfunzioni a livello attentivo e inferenziale (Mineka & Sutton, 1992). In particolare queste disfunzioni si verificano durante l’esposizione a stimoli specifici, ovvero si manifestano solo quando il soggetto viene esposto allo stimolo fobico, sul quale viene immediatamente direzionata l’attenzione con conseguenti interpretazioni cognitive irrazionali.

Alcuni studi che hanno indagato la fobia per procedure mediche (iniezioni, prelievo endovenoso, vista del sangue) hanno dimostrato l’importanza di capire quali siano le credenze che portano l’individuo ad avere paura, poiché sembra che queste credenze contribuiscano al mantenimento del disturbo e ad una scarsa fiducia nel trattamento.

Anche l’immaginazione del soggetto sembra avere un ruolo chiave nel mantenere e alimentare una fobia. L’immaginazione di una persona che soffre di disturbo fobico è caratterizzata da immagini mentali estremamente realistiche e orride. Queste persone, infatti, riportano immagini mentali dettagliate e catastrofiche di ciò che potrebbe accadere se venissero a contatto con lo stimolo o la situazione temuti. Un’immaginazione così negativa e catastrofica dello stimolo temuto è correlata positivamente al comportamento di evitamento e alla quantità di paura riferita dalla persona.  Spesso è quindi necessaria una ristrutturazione cognitiva dell’immaginazione del paziente, per poter gestire in modo più tollerabile la terapia (Hunt e altri, 2006).

BIBLIOGRAFIA

Peter de long, Peter Muris, e Marcel A. van den Hout, Harald Merckelbach, THE ETIOLOGY OF SPECIFIC PHOBIAS: A REVIEW, Clinical Psychology Review, Vol. 16, No. 4, pp. X37-361,1996

Settineri, S., Merlo E. M., Alibrandi, A., Sicari, S., Pagano Dritto, I., Strangis, F. e Frisone, F., Personality and phobias in adolescence: age and gender in psychopathological expressions. J Mind Med Sci. 2019; 6(2): 304-310

Shame on Me! Self-Conscious Emotions and Big Five Personality Traits and Their Relations to Anxiety Disorders Symptoms in Young, Non-Clinical Adolescents Peter Muris1,2,3 · Cor Meesters1  · Mike van Asseldonk1         Child Psychiatry Hum Dev (2018) 49:268–278

White, C. e Sellwood, W., Cognitive factors in the maintenance of injection phobia, Behavioural and Cognitive Psychotherapy, 1995, 23, 57-61

Hunt, M., Bylsma, L., Brock, J., Fenton, M.,Goldberg, A., Miller, R., Tran, T., Urgelles, J., The role of imagery in the maintenance and treatment of snake fear, Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry 37 (2006) 283–298

VUOI CHIEDERE ULTERIORI INFORMAZIONI?

 

Guarda le nostre SEDI e i nostri SERVIZI