IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE

Quando si parla di pressione normale e quando di ipertensione arteriosa?

La pressione arteriosa oscilla continuamente tra un valore massimo che corrisponde alla fase sistolica del ciclo cardiaco (PA sistolica), quando i ventricoli si contraggono per espellere il sangue, ed un valore minimo che corrisponde alla fase diastolica del ciclo cardiaco (PA diastolica), quando i ventricoli si trovano in uno stato di rilassamento ed il sangue fluisce al loro interno.

I valori della PA si esprimono in millimetri di mercurio (mmHg). Per la classificazione della pressione arteriosa dobbiamo basarci sul 7° report del Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure (JNC 7), che ha adottato i seguenti valori pressori:

Classificazione dei livelli di pressione arteriosa (PA) secondo il 7° Joint National Committee (JNC)(2003) 

Categoria  

PA sistolica mmHg  PA diastolica mmHg 

Normale 

<120 

<80 

Pre- Ipertensione 

120-139 

80-89 

Ipertensione- stadio 1 

140-159 

90-99 

Ipertensione- stadio 2  >160 

>100


COS’È L’IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE?

L’ipertensione viene definita “primaria” o “essenziale” quando non sono riscontrabili cause organiche certe. Si calcola che oltre il 90% delle persone con ipertensione siano ascrivibili a questa categoria.

L’eziopatogenesi dell’ipertensione arteriosa essenziale viene studiata al fine di individuare i fattori facilitanti e poterli modificare o eliminare prima che si instauri la patologia ipertensiva. I principali fattori di rischio sono:

  • Eredità
  • Ambiente
  • Stile di vita errato
  • Caratteristiche psicologiche
  • Reattività cardiovascolare a eventi esterni

COM’È POSSIBILE INTERVENIRE SULL’IPERTENSIONE ARTERIOSA?

I training di Biofeedback volti all’incremento della variabilità cardiaca (HRV-BF) si sono dimostrati molto efficaci nel trattamento dell’ipertensione essenziale.

L’ottenimento di una maggiore variabilità cardiaca si realizza con un cambiamento qualitativo e quantitativo dell’attività respiratoria addominale che consiste nel gonfiare l’addome durante la fase di inspirazione e sgonfiarlo durante la fase di espirazione.

Questa tipologia di respirazione che prevede una media di 5-7 cicli respiratori al minuto, allungando la fase di espirazione, tende ad abbassare la pressione arteriosa perché incrementa la fase legata al sistema parasimpatico.

L’incremento della variabilità cardiaca agisce in modo da aumentare il tono vagale che mantiene un certo grado di inibizione sul ramo simpatico del sistema nervoso autonomo.

Il paziente ha in questo modo appreso una modalità respiratoria che dovrà continuare anche a casa attraverso degli home work quotidiani.

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