NeuroCovid-19: sintomi neurologici dopo Coronavirus
Neuro-Covid-19: sintomi neurologici e neuropsicologici dopo Coronavirus
Diverse sono le ricerche presenti in letteratura che hanno indagato gli effetti COVID-19 (dovuto all’infezione da SARS-CoV-2) sulle capacità cognitive e neuropsicologiche nei soggetti colpiti dalla malattia (Neuro-COVID-19).
Studi recenti hanno dimostrato un’associazione tra il COVID-19 e sintomi neurologici tra cui la presenza di anosmia (perdita dell’olfatto), encefalopatia, disturbi della consapevolezza, ictus e anormalità nella perfusione sanguigna. Oltre a ciò sono anche state riportate importanti complicanze quali attacchi epilettici, complicanze immunologiche (per esempio la Sindrome di Guillain-Barre) e sintomi neuropsichiatrici (delirium, psicosi e disturbi dell’umore).
Uno studio recente pubblicato lo scorso anno ha identificato tre diverse vie attraverso cui il COVID-19 può attaccare il sistema nervoso centrale e causare difficoltà neurologiche: infezione diretta, danni indiretti dovuti a fenomeni sistemici, come l’ipossia, e complicanze post-infezione.
Molti sono però i pazienti con COVID-19 che hanno anche avuto importanti sequele a livello strettamente neuropsicologico.
Per esempio, un recente studio Svizzero ha mostrato la presenza di problematiche esecutive, mnesiche, attentive, visuo-spaziali e linguistiche in pazienti ricoverati con sindrome da distress respiratorio in fase post-critica nello stadio acuto.
A livello nazionale, la dott.ssa biologa B. Gallavotti ha di recente affermato che “in molti, una volta guariti, lamentano una specie di nebbia e stanchezza mentale, sono i cosiddetti “strascichi”. Questi sintomi sembra che riguardino una persona su venti. E si tratta di individui giovani, tra i 18 e i 49 anni”. Tra i sintomi, ci sarebbero dimenticanze varie, necessità di maggior tempo per portare a termine i compiti, confusione e sensazione di sopraffazione. Il dato fa riflettere, dato che queste problematiche colpirebbero anche chi si è ammalato solo leggermente e non aveva precedenti patologie.
Ma il COVID-19 non colpisce solo i più giovani. I dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità infatti indicano come moltissimi sono i pazienti anziani che, dall’inizio della pandemia, sono stati contagiati dalla malattia. C’è da chiedersi allora che relazione ci sia tra COVID-19 e demenza, visto e considerato che tra i fattori principali di rischio della demenza l’età sembra giocare un ruolo chiave. Un interessante studio presente in letteratura sostiene che, nonostante non esistano studi specifici che dimostrino un aumento nel rischio di infezione in soggetti con demenza (o con Mild Cognitive Impairment), si tratta di una fetta di popolazione estremamente vulnerabile, considerando anche i frequenti problemi attentivi e mnesici che potrebbero far ignorar loro alcune semplici misure per contenere il rischio di infezione come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine.
Recentemente, anche due studi italiani condotti con la collaborazione dell’Università di Padova hanno indagato le problematiche di stampo neuropsicologico dovute al COVID-19. In uno di questi lavori, in seguito ad un ictus la paziente aveva riportato alcuni segni di afasia di conduzione (in particolare era deficitaria la capacità di ripetizione orale di frasi pronunciate) assieme ad una grave agrafia (in particolare la capacità di scrivere sotto dettatura). Anche nel paziente indagato nel secondo lavoro, la risonanza magnetica aveva rivelato la presenza di un ictus: in questo caso però, dalla valutazione neuropsicologica era emerso un quadro di alessia (deficit di lettura) ma senza agrafia. Gli autori sono cauti nel trarre delle conclusioni causali tra lesione cerebrale e presenza di SARS-CoV-2 anche se molti elementi f propendere a favore di questa tesi.
Il COVID-19 tuttavia non ha solo portato a sequele cognitive ma anche a problematiche psicologiche in senso stretto.
Infatti, problemi come ansia, depressione, stress elevato e disturbi del sonno sono state riportate da diversi studi, sicuramente correlate alla necessità del distanziamento sociale imposto dalle leggi governative per prevenire e contenere il contagio.
Altri studi hanno anche riportato la presenza di episodi psicotici, confusione, agitazione e segni di simil demenza.
In conclusione, diversi sono i dati che hanno mostrato la presenza di problematiche psicologiche, neuropsicologiche e comportamentali in pazienti con COVID-19.
Se anche tu hai avuto il COVID-19 e ti sei riconosciuto leggendo l’articolo, non esitare a contattarci per richiedere una consulenza e indicazioni sulle terapie più opportune da attuare.
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