Neurocovid e Nebbia cognitiva. Le nuove emergenze non sono solo frutto di stress

“È il quarto sintomo più comune tra i 101 sintomi fisici, neurologici e psicologici a lungo e a breve termine lamentati dai pazienti sopravvissuti al Coronavirus, e colpisce una persona su venti, indistintamente fra anziani e giovani, anche dopo mesi dalla dimissione per Covid-19, anche se non contratto in forma grave. “(Nature Neuroscience, 2020)

Complicazioni psicologiche e neurologiche sono state segnalate anche durante l’epidemia di SARS nel 2003, per cui non può stupire che ci si trovi di fronte a una nuova emergenza sanitaria per sintomi neurologici e neuropsicologici dopo infezione da Covid-19: la “sindrome” NEUROCOVID.

Dopo un evento acuto infiammatorio, i cui meccanismi patogenetici sono oggetto di studio in tutto il mondo, sempre più frequentemente vengono segnalati, da pazienti guariti dal virus, depressione, disturbi d’ansia, paura per la sopravvivenza. paura di infettare gli altri, così come la stigmatizzazione, la ridotta qualità della vita, il disagio psicologico e i sintomi da stress post-traumatico.

Ma accanto a questi sintomi, più propriamente legati a stress e disagio psicologico, vengono segnalati sintomi correlati a una compromissione neurologica e neuropsicologica dovuti all’interessamento diretto o indiretto del Sistema Nervoso Centrale.

Con il COVID-19 sono stati spesso segnalati dai pazienti problemi di memoria, attenzione e ridotta velocità di elaborazione delle informazioni (Fotuhi M e coll., 2020; Kumar S e coll., 2021).

I sintomi neurocognitivi persistenti mesi dopo l’infezione, studiati finora, riassumendo i dati delle principali review specialistiche, sono:

– nebbia cerebrale o “brain fog” (una sorta di offuscamento di attenzione, memoria, vigilanza…) in circa il 40% dei casi

– perdita di memoria (18-40%)

– problemi di attenzione (16-34%)

– affaticamento (60-70%)

La tempistica dei sintomi varia dagli stati precoci (anosmia, mal di testa, mialgia) agli stadi successivi (stato mentale alterato, disturbi neuromuscolari, convulsioni, ictus) e alcuni sintomi neurologici possono persistere (come anosmia o mal di testa), mentre altri possono causare una disabilità più persistente (come ictus o polineuropatia).

In molti pazienti è stato rilevato un ipometabolismo a livello cerebrale frontale e fronto-temporale circa un mese dopo l’infezione acuta (i lobi frontali sono deputati principalmente a funzioni di pianificazione, presa di decisione, velocità di elaborazione delle informazioni).

In un sottogruppo di questi pazienti, un controllo a lungo termine (circa 6-7 mesi dopo l’infezione) ha rivelato un recupero sostanziale, ma ancora incompleto, dei deficit cognitivi e della disfunzione corticale.

I pazienti autoriferivano difficoltà di attenzione, memoria e multitasking (difficoltà a svolgere come prima del virus più compiti insieme), difficoltà nel trovare le parole e affaticamento.

Inoltre, il 39% dei pazienti riportava una disabilità rilevante sul lavoro e nella vita quotidiana a causa di questi sintomi.

Vengono riportati cambiamenti significativi nella vigilanza (capacità di prestare attenzione nel tempo) e nella memoria episodica (ricordare dove e quando è avvenuto un evento) anche a distanza di 6-9 mesi  dalla guarigione e questo anche in pazienti che non hanno subito il COVID-19 in modo grave (ovvero che non sono stati ospedalizzati, né intubati).

Quali terapie?

Sia dal punto di vista neuropsicologico che psicologico appaiono necessari una precoce valutazione delle funzioni cognitive superiori e del disagio psicologico presente al fine di intervenire con strumenti di stimolazione cognitiva mirata in modo da ridurre significativamente (anche il 30% dei sintomi in 10 giorni con interventi di neuro-modulazione*) lo stato di “nebbia” cognitiva che, oltre a danneggiare il ritorno alla normalità nella vita quotidiana e lavorativa, potrebbe ulteriormente generare senso di inadeguatezza, depressione, ansia, distress.

Serve inoltre un monitoraggio costante

Visto il legame molto stretto tra lo stato emotivo e le funzioni cognitive, è importante che chi presenta i sintomi di cui abbiamo parlato venga monitorato con controlli neuropsicologici ogni 3-6 mesi per un minimo di 18 mesi relativamente ad almeno cinque domini cognitivi: attenzione, memoria, funzioni esecutive, linguaggio, funzioni visuo-spaziali (Y. Broche-Pérez, C.M. Medina-Navarro, 2021).

Un cauto ottimismo

E’ importante dunque non sottovalutare le difficoltà presenti, intervenire precocemente e in modo mirato, in modo da guidare il recupero spontaneo e stimolare precocemente il recupero.

Le indicazioni finora presenti nel panorama scientifico ci allertano come clinici ma siamo rassicurati dalla presenza di terapie riabilitative efficaci e non invasive che permettono nella maggior parte dei casi un recupero più veloce e molto ampio rapportato al livello di salute pre-morboso.

  • Il Centro Phoenix è partner scientifico di Restorative Neurotechnologies, insieme a diversi IRCSS italiani, di una ricerca in merito al recupero funzionale in caso di Neuro-Covid.