QUANDO UN’ESPERIENZA NEGATIVA DIVENTA TRAUMA E FOBIA?

Fin dalla tenera età, tutti abbiamo fatto esperienza di eventi emotivamente spaventanti , come la reazione improvvisa di un animale, la mancanza improvvisa della luce durante un temporale, assistere o essere vittime di incidenti e via discorrendo; tuttavia la maggior parte di noi, dopo aver superato il momento, ha proseguito la propria esistenza senza manifestare eccessiva ansia a quegli stimoli che ci avevano spaventato. Per esempio possiamo aver avuto un incontro spiacevole con un ragno mentre entravamo in un ripostiglio senza poi agitarsi tutte le volte che entreremo nuovamente in ripostiglio. In modo analogo un bambino può spaventarsi la prima volta che resta al buio da solo senza sviluppare una vera e propria fobia.

Tuttavia, in una minoranza di casi, in seguito all’esposizione ad una situazione o ad un oggetto spaventante, si innesca un meccanismo di iperattivazione ogni volta che la persona si trova in quella particolare situazione o di fronte a quel particolare oggetto o animale.
Questa iperattivazione prende il nome di fobia specifica, in quanto si tratta di una reazione di paura irrazionale di fronte a determinati stimoli. Lang (1968; Hugdahl, 1981) ipotizza che si venga a creare un’ associazione tra sintomi fisiologici di attivazione (sudorazione, tachicardia, iperventilazione), attivazione di ansia o paura e comportamento di fuga con conseguente evitamento dello stimolo ansiogeno.

COME RICONOSCERE UNA FOBIA

Il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) elenca le seguenti caratteristiche:

  • L’elemento fobico causa paura e ansia immediate
  • L’elemento fobico viene evitato o vissuto con paura e ansia marcate
  • La paura e l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dallo stimolo fobico
  • La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi
  • La paura e l’ansia causano significativo disagio e compromissione del funzionamento relazionale, lavorativo e in altre aree importanti

Le fobie si possono poi distinguere in base al tipo di stimolo fobico:

  • Animale (ragni, insetti, cani)
  • Ambiente naturale (altezze, temporali, acqua)
  • Sangue-iniezioni-ferite (aghi, procedure mediche, vista del sangue)
  • Situazionale (paura di volare, di salire in ascensore, luoghi chiusi)

COME SI INNESCA LA FOBIA?

Sembra chiaro quindi che non sia possibile nascere con una fobia, anche se nella maggior parte dei casi le fobie si instaurano nell’infanzia. Risulta comune nei bambini, infatti, la fobia legata al prelievo o alle vaccinazioni, la fobia dei ragni o animali in generale, la fobia di oggetti inanimati nelle età più precoci. Nella maggior parte dei casi queste paure svaniscono spontaneamente con la crescita, ma in alcuni casi possono persistere o trasferirsi su altri stimoli. Stevenson et al. (1992) suggeriscono che vi siano tratti di personalità geneticamente prestabiliti che regolano il meccanismo della paura nell’infanzia, come il nevroticismo. Biederman et al. (1990) supportano questa ipotesi individuando l’introversione come tratto predittivo per lo sviluppo di fobie. Oltre a questa vulnerabiltà genetica esistono altri tre meccanismi che possono favorire l’innesco di una fobia: condizionamento classico, modellamento e trasmissione di informazioni negative.

Secondo il principio del condizionamento classico, un oggetto o animale viene associato ad una sensazione o esperienza negativa, per cui la persona tenderà ad evitare quell’oggetto o animale; il comportamento di evitamento favorirebbe il mantenimento della fobia. Tuttavia questo non spiega i casi in cui la fobia emerge anche senza un’esperienza traumatica precedente e viceversa quando dopo un’esperienza traumatica non si innesca la fobia. Alcuni autori hanno dimostrato che l’assenza di esperienze negative precedenti ad un evento traumatico con un determinato stimolo o oggetto inibisce l’instaurarsi della fobia; quindi un soggetto può essere stato attaccato da un cane senza che poi si inneschi il meccanismo fobico poiché ha avuto esperienze positive con i cani precedenti all’evento traumatico. Nel caso in cui si inneschi una fobia senza apparente evento traumatico precedente, è possibile che questo sia dovuto ad una associazione tra stimoli di un evento al quale la persona ha assistito che vengono amplificati poi da un successivo evento che rende lo stimolo più spaventante per il soggetto. White e Davey (1989) lo spiegano attraverso questa situazione: Luca viene a conoscenza che una persona è morta di infarto in un autobus; Luca ripensa all’accaduto ogni volta che sale in un autobus, senza che si attivi una particolare ansia. Dopo qualche tempo Luca assiste alla morte di un amico o parente a causa di un infarto; in questo modo l’evento infarto assume connotati più negativi per Luca, aumentando la sua ansia. In questo episodio i trasporti pubblici non sono mai stati direttamente associati con l’ansia creata dall’evento infarto, tuttavia si innesca un meccanismo fobico verso i trasporti pubblici in seguito ad una associazione appresa da Luca tra trasporto pubblico e infarto, con l’aumento delle preoccupazione in merito all’evento infarto.

Rachman (1977, 1990b, 1991) spiega che una fobia può essere acquisita osservando una persona che reagisce in modo fobico ad uno stimolo (modellamento) oppure prestando particolare attenzione ad informazioni verbali negative su un determinato stimolo date da persone significative (ad esempio i genitori, programmi televisivi e altro materiale informativo). Muris, Steememan, Merckelbach, e Meesters (1996) hanno dimostrato che le paure riportate dai bambini erano collegate alle paure che avevano mostrato le mamme in presenza dei loro figli.
Anche la componente del disgusto sembra essere implicata nel favorire l’insorgere di una fobia: sembra infatti che provare disgusto per piccoli insetti, per la vista del sangue e per procedure mediche, associato ai meccanismi appena descritti, possa aumentare la probabilità di reazioni fobiche (Page, 1994).

BIBLIOGRAFIA

Peter  de long, Peter Muris, and Marcel A. van den Hout THE ETIOLOGY OF SPECIFIC PHOBIAS: A REVIEW Harald Merckelbach, Clinical Psychology Review, Vol. 16, No. 4, pp. X37-361,1996

DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, American Psychiatric Association, Raffaello Cortina Editore

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