Stress e ottimismo: le trappole della nostra mente e le ancore di salvezza
OVVERO “NON DOBBIAMO AVER PAURA CHE DELLA PAURA” (GIULIO CESARE)
Da millenni prima dello stress esisteva la paura e da sempre personaggi che hanno influito sulla nostra storia ne parlano.
“Lo stress può essere considerato come uno stato di disequilibrio tra le richieste dell’ambiente e le capacità di risposta della persona nel far fronte a tali richieste” dicono i più importanti autori che si sono occupati di studiarlo (Lazarus e Folkman).
Cos’è lo stress?
Nasce spesso dalla sensazione di minaccia a uno dei bisogni fondamentali: “Sicurezza, Novità, Importanza, Amore, Crescita personale, Contribuire”.
Ma se non possiamo controllare gli eventi, possiamo sicuramente controllare il significato che attribuiamo loro!
Saremo o meno in grado di rispondere a una nuova sfida, sapremo fronteggiarla al meglio, avremo le energie e le competenze per vincerla? Da chi dipende in larga misura l’esito?
Da NOI!!!
E questo indipendentemente dal fatto che ciò sia reale o meno!
Ovvero potremmo sottovalutare dei pericoli o viceversa immobilizzarci di fronte a situazioni semplici ma che pensiamo impossibili da affrontare, e questo perché abbiamo esaltato nella nostra mente i limiti e i problemi invece che le nostre risorse e qualità.
La paura di non riuscire in una impresa condiziona le nostre energie verso la sfida o la rinuncia, attiva la speranza o la disperazione, dunque “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.” (Paulo Coelho)
Una migliore conoscenza di noi stessi e delle nostre credenze e un atteggiamento ottimista ci possono aiutare a raggiungere i nostri obiettivi senza incorrere in un elevato livello di stress, con dispersione proprio di quelle energie utili alla vittoria. In questo si sviluppa il coraggio, che diventa poi determinazione e strategia.
Ma quanto la vita di ogni giorno, piena di stimoli e di preoccupazioni, ricca di sfide vissute come problemi, priva del tempo per discernere tra le une e gli altri, ci impedisce una riflessione profonda su noi stessi e sul nostro atteggiamento mentale?
Il nostro linguaggio è molto importante e merita tutta la nostra attenzione.
Se improntato su frasi come “ho paura di”, “sarà un disastro”, “un altro problema”, “non poteva che andare così” determina il nostro atteggiamento negativo più che creativo.
Frasi più produttive? “Posso sempre migliorarmi. Non c’è limite alla mia crescita”, “Dopo la pioggia viene sempre il sereno: anche questa passerà… “, “Se persevero abbastanza, riuscirò”, “Sono forte abbastanza per affrontare e superare qualsiasi tipo di difficoltà”.
È il nostro pensiero che condiziona le nostre emozioni: “Pensieri positivi (gioia, felicità soddisfazione, realizzazione, apprezzamento) danno risultati positivi (entusiasmo, calma, benessere, relax, energia, amore).
Pensieri negativi (giudizi, inaffidabilità, sfiducia, risentimento, paura) producono risultati negativi (tensione, ansietà, alienazione, rabbia, fatica).” (Peter McWilliams)
Ma perché tendiamo ad utilizzare prevalentemente affermazioni negative piuttosto che positive e potenzianti?
Entrano qui in campo le nostre Credenze ovvero le nostre sensazioni di certezza riguardo a qualcosa.
Sono il filtro attraverso il quale interpretiamo la realtà ed entriamo in relazione con il mondo che ci circonda.
Ma le nostre Credenze possono aiutarci a raggiungere un obiettivo oppure determinarci uno stress tale da impedirci di raggiungerlo.
Facciamo qualche esempio?
• tra le credenze generali: “Gli amici sono una risorsa fondamentale” oppure “Non ci si può fidare di nessuno”
• tra le credenze identitarie: “Io sono così, mi conosco” oppure “Io imparo dai miei errori e dunque cambio”
Domandiamoci:
A seconda di ciò che credo non mi muoverò nel mondo in modo diverso?
Le nostre credenze spesso si basano su interpretazioni errate, condizionate dalle nostre paure o da punti di vista parziali.
Di fatto allontanandoci da un esame corretto della realtà, o del problema, ci spingono a provare emozioni, a pensare e ad agire non adeguatamente, generando spesso un divario tra desideri, speranze, bisogni e soluzioni.
Il problema è che le credenze cercano sempre conferme di loro stesse perché nascono per rispondere a un nostro bisogno di sicurezza e dunque apparentemente ci semplificano la vita ma se sono negative e limitanti spengono la carica vitale rivolta al raggiungimento dei nostri obiettivi mentre se sono positive ci spingono a perseverare fiduciosi.
Dire a noi stessi “Volere è potere” oppure “Nella vita bisogna sapersi accontentare” determina scelte e azioni diverse!
Più raggiungiamo i nostri obiettivi e più ci sentiamo appagati e rinforziamo la nostra percezione di auto efficacia e dunque la nostra autostima, ed essa nutrirà un sano ottimismo e un atteggiamento positivo e propositivo verso i nuovi eventi della vita che ci attendono!
Dove un linguaggio positivo sostiene un pensiero più ottimista e dunque azioni più volte al successo creando un circuito di benessere.
Cambiare si può dunque?
Certo! pensare che non si possa cambiare costituisce una credenza limitante!
Conviene essere ottimisti dunque? Ci protegge dallo stress e ci garantisce maggiore salute e benessere?
Certo!
A patto di possedere un ottimismo realista, legato ad una conoscenza ottimale di se stessi, delle proprie ambizioni e bisogni, delle credenze che possediamo e ci governano, sia limitanti (da limitare) e potenzianti (da sviluppare).
È necessario parlare a noi stessi e comunicare con gli altri in modo diverso, più consapevole, più strategico, più ottimista, perché, come scriveva HM Tomlinson “Il mondo è quello che pensiamo che sia.
Se possiamo cambiare i nostri pensieri, possiamo cambiare il mondo”.
E se volessimo lasciare qualcosa di noi ai nostri figli, amici, persone care, un domani, non vorremmo in fondo trasmettere proprio questo, un sano ottimismo e fiducia nella vita?
Dott.ssa Carla Mogentale
Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista del ciclo di vita
Creatore e Direttore Sanitario del Centro Phoenix
Psicologia, Neuropsicologia, Riabilitazione, Psicoterapia
Clinica, Formazione e Consulenza