COME FUNZIONA NEL DETTAGLIO IL BIOFEEDBACK
Il Biofeedback è una tecnica di retroazione psicofisiologica che consente ad un individuo di imparare a modulare le proprie risposte fisiologiche (Schwartz e Andrasik, 2003).
È “una procedura attraverso la quale un soggetto può apprendere ad influire in modo significativo su risposte fisiologiche di due tipi: quelle solitamente al di fuori del controllo volontario, e quelle che sono sfuggite ai meccanismi regolatori a causa di una malattia o di un evento traumatico” (Blanchard e Epstein, 1996).
Durante il training la persona è protagonista del proprio miglioramento psicofisiologico, infatti impara con l’ausilio dell’apparecchiatura e i consigli del clinico, a migliorare le risposte disfunzionali del proprio corpo.
I parametri misurati sono:
Tensione muscolare
Il biofeedback elettromiografico misura il livello di scarica delle fibre nervose motorie che innervano il muscolo.
Un muscolo rilassato genera un segnale intorno ai 2-3 microvolts, mentre in un muscolo contratto, tale valore può giungere fino a 20-25 microvolts.
I muscoli più frequentemente monitorati sono il muscolo frontale, il trapezio e i muscoli dell’avambraccio, poiché questi muscoli riflettono più di altri il grado globale di tensione dell’organismo (Budzynski e Stoya, 1969).
Temperatura
La temperatura cutanea periferica è un indicatore fedele del livello di attivazione nervosa dell’organismo, poiché il Sistema Nervoso Autonomo regola il flusso di sangue, agendo sulla contrazione o sul rilassamento dei muscoli lisci che costituiscono le pareti dei vasi sanguigni.
In condizioni di stress emotivo, si osserva una notevole vasocostrizione cutanea periferica, con conseguente diminuzione della temperatura, mentre il rilassamento psicofisico induce una vasodilatazione, ossia un maggior afflusso sanguigno periferico, che provoca, a sua volta, un aumento della temperatura cutanea periferica..
Ciò che si misura non è però il valore assoluto della temperatura, molto variabile da individuo a individuo, quanto le modificazioni della temperatura rispetto al valore iniziale della seduta di biofeedback.
Volume polso periferico (BVP)
Questo parametro indica la variazione pressoria corrispondente all’onda generata dalla sistole cardiaca, trasmessa nel sistema vascolare e percepibile sui vasi periferici sotto forma di “pulsazione”.
Il conteggio di queste “pulsazioni” in un minuto di tempo, definite dalla differenza fra pressione arteriosa sistolica (massima) e pressione arteriosa diastolica (minima), definisce la frequenza cardiaca, cioè il numero di battiti cardiaci al minuto.
Conduttanza cutanea (SCL)
Questa tecnica di rilevamento si basa sulla variazione della conduttanza elettrica della pelle provocata dai diversi stimoli emozionali.
Tale variazione deriva sostanzialmente dallo stato di umidità della pelle stessa dovuto all’azione delle ghiandole sudoripare sottostanti.
L’attività di queste ghiandole rilevata in risposta ad uno stimolo significativo riflette l’attività del Sistema Nervoso Simpatico ed è quindi indice di coinvolgimento emozionale e/o cognitivo.
Questo parametro viene misurato collocando due elettrodi sulla pelle.
Il livello basale è compreso tra 1 e 100 micorsiemens (µS) con una grande variabilità inter- e intraindividuale nelle diverse condizioni stimolo. Le variazioni toniche sono nell’ordine di 1-3 micorsiemens (µS).
Frequenza respiratoria
La frequenza respiratoria indica il numero di atti respiratori compiuti in un minuto.
Il numero di atti respiratori in una persona sana è correlato sia all’età, sia all’eventuale attività fisica svolta nel momento della misurazione.
Frequenza respiratoria normale (atti per minuto) |
|
Neonati | 23-39 |
Bambini | 21-30 |
Adolescenti | 18-24 |
Adulti | 12-20 |
Frequenza cardiaca
Si definisce frequenza cardiaca il numero di battiti che il cuore compie in un minuto (bpm). La frequenza varia in modo naturale a seconda dell’età, dell’attività che si sta svolgendo e dell’allenamento fisico.
Rispetto alle diverse età, sono da considerare normali i seguenti valori:
- da 80 a 180 bpm per i neonati;
- da 80 a 100 bpm per i bambini;
- da 70 a 120 bpm per gli adolescenti;
- da 60 a 90 bpm per gli adulti (con una minima differenza tra l’uomo e la donna),
A riposo, in media la frequenza cardiaca di un uomo è di circa 70 bpm e di circa 75 bpm nelle donne (fanno eccezione gli sportivi ben allenati che hanno quasi sempre un ritmo più basso).
Variabilità della frequenza cardiaca (HRV)
In condizioni stazionarie di riposo in soggetti normali la frequenza cardiaca mostra una spontanea variabilità tra un battito e l’altro.
La variabilità cardiaca (Hearth Rate Variability, HRV) si esprime in millisecondi e misura la quantità di varianza presente nel periodo di tempo tra due onde R-R nel ciclo cardiaco, dove il picco R rappresenta il battito cardiaco.
Essa è collegata all’attività del sistema nervoso autonomo (Berntson et al, 1997) e in particolare sembra riflettere l’alternanza dell’influenza del sistema nevoso simpatico e parasimpatico (Lehrer, 2007).
Un’elevata variabilità della frequenza cardiaca è indice della capacità dell’individuo di adattarsi alle richieste ambientali ed è un indice di salute cardiovascolare.
L’analisi della variabilità della frequenza cardiaca (HRV) viene eseguita utilizzando tecniche computerizzate mediante un sensore fotopletismografico applicato ad un dito che permette di inferire la frequenza cardiaca e l’intervallo inter-battiti.
Valori di riferimento per la variabilità cardiaca (HRmax-min): | ||||
Percentili | 20 anni | 40 anni | 60 anni | 80 anni |
2.5°-5° | 13-14 | 9-10 | 7 | 7 |
95°-97.5° | 41-43 | 33-36 | 27-29 | 27-29 |
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