IL RITARDO DEL LINGUAGGIO: DAI PROBLEMI NEL PRODURRE POCHE PAROLE ALLE DIFFICOLTÀ DI COMPRENSIONE
Il bambino nel giro di pochissimi anni impara la lingua a cui viene esposto senza bisogno di un insegnamento specifico; questo è reso possibile dalla maturazione di strutture e processi fisiologici e dall’inserimento in un ambiente sociale che utilizza un codice linguistico.
Ma quando l’evoluzione è normale e quando si configura in un ritardo del linguaggio? e perché?
L’attenzione condivisa, l’abilità generale di associare suoni, gesti e significati, il comportamento imitativo sono capacità fondamentali nello sviluppo del linguaggio, insieme all’abilità di apprendere per osservazione e la “costruzione della teoria della mente”, cioè al comprendere intenzioni, motivazioni ed emozioni alla base dell’acquisizione delle competenze pragmatiche e conversazionali.
Nelle prime fasi dello sviluppo troviamo uno sfasamento temporale tra la comprensione e la produzione di parole: il bambino potrebbe riuscire comprendere una parola, ma non a riprodurla, in quanto questo richiede il recupero dalla memoria di una sequenza di suoni e l’attivazione in memoria di determinate sequenze di movimenti articolatori.
LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO: QUANDO SI PUÒ PARLARE DI RITARDO NEL LINGUAGGIO?
Il primo sviluppo comunicativo è caratterizzato da una notevole variabilità individuale: in generale verso i 6-7 mesi i bambini passano dalle vocalizzazioni alla lallazione, dai 12 ai 20 mesi iniziano a produrre parole.
All’inizio l’ampliamento del vocabolario è lento (circa 5 parole nuove al mese tra i 12 e 15 mesi per passare poi a 20 intorno i 18-20 mesi e a 50 parole nuove al mese tra i 21 – 26 mesi.
Poco prima dei 2 anni i bambini iniziano a combinare 2 parole, formando frasi che sono parole singole in successione, e si arricchiscono via via di articoli, preposizioni e connettivi interfrasali, che risultano acquisiti in modo più stabile dopo i 3 anni.
Per quanto riguarda l’articolazione, il bambino costruisce a poco a poco il proprio inventario fonetico, con suoni che compaiono anche a 48-60 mesi (r, gn, gli, sp, st, sk).
In alcuni bambini (“parlatori tardivi”) il linguaggio si sviluppa in ritardo: a 2 anni essi hanno un vocabolario espressivo inferiore alle 50 parole, a 2 anni e mezzo non producono frasi e a 3 anni hanno frasi di massimo 3 parole.
Tra i bambini di 30-35 mesi si trova una percentuale del 16% di bambini con vocabolario ridotto e scarsa capacità combinatoria: sono bambini a rischio per lo sviluppo di Disturbi specifici del linguaggio (DSL), che sono condizioni in cui l’acquisizione delle normali abilità linguistiche è disturbata sin dai primi stadi dello sviluppo in assenza di compromissioni neurologiche, cognitive, sensoriali, ambientali.
Il disturbo può riguardare l’articolazione delle parole, la capacità espressiva, la comprensione verbale.
RITARDO DEL LINGUAGGIO: CONSEGUENZE
Questi bambini sono a rischio per lo sviluppo di Disturbi specifici dell’Apprendimento (DSA) e disturbi emozionali, relazionali (essendo consapevoli della scarsa capacità comunicativa potrebbero rifiutare lo scambio comunicativo oppure adottare comportamenti inadeguati).
Risulta pertanto importante individuare e sostenere i bambini che presentano Ritardo del linguaggio o Disturbo specifico del linguaggio.
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