“L’uomo è un animale sociale, le persone non sono fatte per stare da sole”

Perché se un neonato piange in una nursery piangono tutti come per un contagio?

A una persona che sorride perché rispondiamo più facilmente con un sorriso?

Se in una piazza improvvisamente udiamo un rumore molto forte perché la nostra prima reazione è quella di guardare a come gli altri reagiscono allo stesso rumore, quasi a dosarne l’effettiva pericolosità?

Le regole di funzionamento sono neurologiche e sociali.

Occupiamoci oggi delle regole sociali e di una in particolare: la riprova sociale!

La nostra specie si contraddistingue per innumerevoli contraddizioni: siamo buoni o cattivi?

Abbiamo tendenze innate egocentriche o mirate al soddisfacimento del bene comune del gruppo?

A seconda delle diverse teorie, etologiche e sociali, spiegazioni diverse sono state fornite circa le motivazioni che possono spingere il singolo essere umano a un tipo di comportamento più o meno altruista.

Sta di fatto che siamo animali sociali più di quanto potremmo pensare e, talora, desiderare, ma governati da meccanismi complessi.

Alcuni esempi tratti da esperimenti di psicologia sociale, e ben discussi dallo psicologo Robert Cialdini nel suo Best seller “Le armi della persuasione”, ci aiutano a comprendere meglio i meccanismi di influenzamento reciproco e di presa di decisione.

Secondo Cialdini “uno dei mezzi che usiamo per decidere  che cosa è giusto è cercare di scoprire cosa gli altri considerano giusto” e ciò si applica sul decidere cosa fare se si trova un pacchetto al cinema, la velocità da tenere in autostrada, come mangiare il pollo al ristorante…ovvero in situazioni dove è possibile scegliere cosa fare e ci sono più opzioni di risultato.

Considerare adeguata un’azione quando la fanno anche gli altri normalmente funziona bene perché il nostro cervello ha bisogno di scorciatoie che gli risparmino energia, ovvero euristiche decisionali.

Pensate a quando acquistiamo su Amazon un prodotto di cui non siamo esperti, guardiamo al numero di stelline date da di chi lo ha comprato : se sono 5/5 allora siamo più propensi all’acquisto!

Ma anche nelle terapie cliniche si è visto come per esempio bambini molto timidi e isolati socialmente, esposti a un filmato in cui si vede un bambino, all’inizio isolato, progressivamente interagire positivamente con un gruppo di coetanei, dopo la visione del filmato, e a distanza di tempo, risultino modificare sensibilmente il proprio comportamento con maggiore interazione e amicizie con i coetanei! (Esp. O’Connor, 1972).

Questo vuol dire per esempio che esporre frequentemente a scene violente e di aggressione volontaria  in Tv i nostri figli rischia di renderli più aggressivi?

Ahimè sembra proprio di sì! (Esp. Liebert , Baron 1972)

E che dire dei fenomeni di “ignoranza collettiva”?

Quando interi gruppi di passanti non agiscono in difesa di una persona aggredita davanti ai loro occhi? Due importanti psicologi, Latanè e Darley, evidenziano come la responsabilità nell’agire, es. nel chiamare la polizia, si diluisce sul numero dei presenti!

Nessuno fa nulla pensando che qualcun altro agirà! E per il principio della riprova sociale, se nessuno agisce, è corretto non agire! Dunque, qualora ci accadesse qualcosa, meglio che ci siano pochi passanti a cui chiedere aiuto che non una folla!

E meglio chiamarli in causa singolarmente!

Un esempio? “ Lei , signore, con la giacca blu, chiami la polizia!” questa richiesta specifica formulata in modo chiaro e senza porre dubbi rispetto alla responsabilità di chi deve fare cosa genererà un’assistenza pronta ed efficace! Non solo, probabilmente, un contagio! E più persone si muoveranno in aiuto vedendo uno farlo!

Questi comportamenti quanto sono predeterminati, risultato dell’educazione ricevuta e quanto hanno basi neurologiche?

La stessa nostra struttura neurologica , tramite i “neuroni specchio”, ci predetermina geneticamente all’empatia e ad una imitazione dell’altro socialmente utile.

 

 

Dott.ssa Carla Mogentale

Psicologo e Psicoterapeuta

Specialista del ciclo di vita

Creatore e Direttore Sanitario del Centro Phoenix 

Psicologia, Neuropsicologia, Riabilitazione, Psicoterapia

Clinica, Formazione e Consulenza