COME CAMBIA IL COMPORTAMENTO DOPO UN DANNO CEREBRALE?
Quali segni cercare e come reagire ai cambiamenti in seguito a traumi cranici e ictus
Dopo una lesione le persone possono cambiare
Tra i cambiamenti comuni in seguito a una lesione cerebrale, è spesso possibile osservare un cambiamento nella personalità e nel modo di reagire del paziente agli eventi della vita quotidiana. Questo può rappresentare a volte un’importante fonte di stress per il familiare, spesso il coniuge, che se ne deve prendere cura. Improvvisamente ci si ritrova a convivere con una persona che può essere completamente diversa da quella che si conosceva prima dell’incidente. Reagire ai cambiamenti di questo tipo può risultare difficile e spesso ci si trova persi di fronte a quello che sembra quasi uno sconosciuto. Molti di questi cambiamenti possono essere anticipati conoscendo la sede del danno, così da farsi trovare preparati.
“È diventato intrattabile e non se ne rende conto”
Spesso il paziente che ha subito la lesione, nonostante cambiamenti che appaiono evidenti a tutte le persone che gli stanno intorno, non si rende conto dei deficit o dei comportamenti scorretti che assume. Questa mancanza di consapevolezza prende il nome clinico di anosognosia, o nosoagnosia, e rappresenta un grosso ostacolo sia dal punto di vista riabilitativo sia per chi deve convivere e prendersi cura della persona. Questo aspetto va affrontato nelle terapie riabilitative tramite tecniche specifiche come la visione di videoregistrazioni in cui il paziente può osservare sé stesso, in modo da aumentare la consapevolezza dei propri limiti e deficit. Cercare di renderlo consapevole di ciò semplicemente parlandogli, ancora peggio se con un tono insofferente, è inutile e potrebbe peggiorare la situazione scatenando reazioni aggressive.
Quali cambiamenti avvengono?
I cambiamenti maggiori a livello di personalità avvengono quando la lesione coinvolge le aree frontali del cervello. Queste infatti ricoprono un ruolo importantissimo per molte delle funzioni cognitive superiori e per l’elaborazione emotiva. Pazienti che hanno subito un danno in queste aree spesso diventano impulsivi, aggressivi e intrattabili e tendono a dire quello che pensano senza inibizione. Questo tipo di comportamenti, specie se abbinato ad altre difficoltà che richiedono una cura costante, possono mettere a dura prova il rapporto tra paziente e familiari. In queste situazioni si può infatti riscontrare un tasso di divorzi maggiore rispetto alla popolazione normale e difficoltà per il paziente a mantenere lavori e amicizie in seguito ai cambiamenti comportamentali.
Come comportarsi di fronte a questi cambiamenti?
Dal punto di vista di chi si prende cura del paziente c’è purtroppo poco che si può fare. Aiutarlo a prendere consapevolezza dei propri deficit può essere d’aiuto, ma questo avviene solitamente all’interno della terapia. Chi sta al fianco del malato non dovrebbe invece dimenticare di prendersi cura di sé stesso e quando lo stress diventa eccessivo dovrebbe affrontare il problema, tramite tecniche di rilassamento e gestione dello stress, così da poter far fronte alle difficoltà del rapporto di cura in maniera più funzionale senza che queste portino ad esaurimento, burnout o altre conseguenze che troppo spesso vengono ignorate nel caregiver poiché maggiormente concentrati sul malato.
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