Tuo figlio è dislessico? Come spiegare al bambino che cos’è la Dislessia.
I bambini hanno bisogno di ricevere spiegazioni attraverso un linguaggio semplice e di avere la possibilità di esprimere i propri dubbi e le proprie difficoltà. E’ bene allora armarsi di un po’ di pazienza, mettere da parte la fretta quotidiana e prendersi il tempo utile per spiegare al proprio bambino qual è il suo problema e come si manifesta in ciò che fa ogni giorno, senza mostrarsi con troppe ansie e preoccupazioni che porterebbero solo a scoraggiarlo.
Darwin, Newton, Leonardo Da Vinci, Tom Cruise, Walt Disney, Francesco Facchinetti, Orlando Bloom… nella storia abbiamo molti esempi di personaggi famosi affetti da dislessia. Alcuni di loro hanno cambiato il corso della storia, mentre altri hanno individuato i loro punti di forza e li hanno messi a frutto il più possibile, mostrandoci come la dislessia non sia una sindrome che impedisce di vivere bene o di fare grandi cose, anzi molte volte può motivare le persone a tirare fuori i propri punti di forza fino ad esaltarli ed esercitarli il più possibile!
Essere dislessico cosa significa?
Prima di tutto cominciamo con l’evidenziare ciò che NON significa: essere dislessico non significa essere poco intelligenti, non significa avere una malattia, non è una conseguenza di carenze educative da parte della famiglia, non deriva dal poco impegno o da una didattica errata. E ancora, essere dislessico non deriva da problemi neurologici, familiari o comportamentali, ma rappresenta tuttavia una caratteristica di tipo congenito, presente fin dalla nascita, che come accade per i tratti fisici come il colore degli occhi o dei capelli viene trasmessa da una generazione all’altra.
La dislessia si presenta quindi come un disturbo neurobiologico, cioè una particolare caratteristica di funzionamento del sistema nervoso della persona che nei bambini dislessici lavora in modo diverso rispetto a coloro che non sono dislessici, portando a difficoltà specifiche nelle abilità di lettura dell’individuo. Per questo motivo può capitare spesso che quando legge, il bambino salti le righe o le parole, non capisca ciò che sta leggendo, abbia difficoltà nel memorizzare informazioni in sequenza (come i giorni, i mesi), faccia confusione tra ieri, oggi, domani, abbia difficoltà nel ricordare informazioni appena ricevute, abbia difficoltà a utilizzare l’orologio e compia molti errori ortografici.
Cosa fare quando il proprio figlio deve fare i compiti o studiare
E’ essenziale che famiglia, scuola e clinico comunichino tra loro in modo limpido e costante. L’obiettivo primario infatti è rappresentato dal benessere del bambino ed è quindi fondamentale tutelarlo e supportarlo al meglio nella vita quotidiana per favorire in lui uno sviluppo attivo. E’ bene stimolarlo ad intraprendere anche altre aree di interesse oltre a quella scolastica, come per esempio lo sport, in modo tale da fargli sperimentare successi ed esperienze positive.
E’ fondamentale non costringerlo a leggere ad alta voce, poiché in questo modo spenderebbe troppa energia e tempo a scapito della comprensione del testo. E’ bene stimolarlo a raccontare ciò che gli è successo durante la giornata così da sviluppare il più possibile le sue abilità narrative.
Infine è bene gratificare i piccoli successi raggiunti ogni giorno a casa e nelle attività extrascolastiche.
Così facendo stimoliamo il bambino a incrementare le sue capacità e sosteniamo i suoi punti di forza!
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