Sempre più spesso sentiamo parlare di terapie non farmacologiche per la cura di molte patologie.
Quello di cui si parla poco è la loro efficacia.
Al contrario di quanto avviene per molte condizioni patologiche, quando parliamo di demenze e, in particolare, di Alzheimer, le evidenze scientifiche sull’efficacia delle terapie non farmacologiche sono molte ma spesso poco conosciute.
Sono, infatti, tante le famiglie che assistono in casa un familiare affetto da demenza che possiedono come unico riferimento le terapie farmacologiche, non sapendo che essa, pur essendo in continuo sviluppo, è comunque limitata da fattori quali il rapido evolvere della malattia e la comparsa di effetti collaterali importanti; per non parlare del costo non indifferente dei farmaci.
Se anche tu ti prendi cura di un familiare affetto da demenza, anche se non hai mai sentito parlare (ahimè) di “riabilitazione cognitiva” o di “stimolazione cognitiva”, ti sarai reso conto che un farmaco che rallenta la malattia non è sufficiente.
Cosa stai aspettando allora?
Quanti ancora saranno le occasioni perse di migliorare l’autonomia e la qualità di vita del tuo caro e della tua famiglia?
Gli interventi di riabilitazione cognitiva abbracciano una serie di approcci finalizzati al ripristino delle funzioni compromesse, allo sviluppo di strategie compensatorie, alla modificazione funzionale dell’ambiente sino alla gestione delle risposte emotive al declino cognitivo; un intervento di carattere olistico che è l’unico, necessario canale operativo efficace per questa tipologia di utenza.
Ma la stimolazione e la riabilitazione cognitiva sono davvero efficaci per i pazienti affetti da demenza?
Le più recenti e accreditate ricerche scientifiche, insieme all’esperienza di chi ha già intrapreso questa strada, ci dicono che il miglioramento della qualità di vita percepita sia dai malati che dai loro caregivers è evidente e significativo.
Purtroppo i servizi che si prendono cura dell’anziano affetto da demenza e che prevedono programmi di stimolazione e riabilitazione cognitiva sono esigue sul territorio nazionale.
La responsabilità quindi diventa solo nostra: restare inermi ad osservare la malattia impadronirsi del nostro caro o rivolgersi alle mani di un esperto che possa farsi carico dei bisogni del malato e di tutta la famiglia?
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