Disprassia e Difficoltà motorie tra i banchi di scuola: cosa può fare l’insegnante?
Nelle scuole, la Disprassia (detta anche Disturbo della Coordinazione Motoria, DCD) è molto spesso sconosciuta tra insegnanti, docenti e dirigenti.
Al contrario, si sente molto parlare di dislessia, discalculia e disortografia.
Non tutti però, sanno che la Disprassia si presenta in circa il 5-6% dei bambini in età scolare, almeno un bambino per classe.
Accade di frequente che questa difficoltà venga sottostimata e il disturbo non venga riconosciuto precocemente.
Ma che cos’è la Disprassia?
È la difficoltà di compiere movimenti volontari, coordinati sequenzialmente tra loro in funzione di uno scopo.
Può comportare goffaggine, lentezza e imprecisione nell’esecuzione dei movimenti, problemi nell’organizzare il lavoro e nel seguire le istruzioni date.
Con conseguenze negative anche nell’apprendimento a scuola.
Quali sono i campanelli d’allarme che un’insegnante può osservare nel bambino/ragazzo?
- Spesso cade e urta cose e persone
- Ha difficoltà a tenere in mano gli oggetti e spesso li fa cadere
- Fatica a impugnare correttamente le matite per scrivere o disegnare
- Può trovare difficoltà a giocare e ad interagire con gli altri
- Spesso evita gli sport o la lezione di ginnastica
- Necessita di molto tempo per scrivere, a causa delle difficoltà di prensione e di scrittura
- Trova difficili giochi e attività che richiedono coordinazione occhio-mano
- Ha difficoltà a seguire le istruzioni e a ricordarle
- Può perdere o dimenticare gli oggetti
Come è possibile intervenire su questi alunni?
La Direttiva ministeriale del 2012 emanata dal MIUR include gli alunni con Disturbo della Coordinazione motoria o Disprassia come alunni con Bisogni Educativi speciali (BES).
La circolare riporta che: “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali, per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici o sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.
Quindi, risulta necessario fornire agli insegnanti una maggior conoscenza in merito e i mezzi per cercare di individuare precocemente tutti quegli alunni che, per diverse ragioni, richiedono una particolare attenzione.
Inoltre la normativa prevede la programmazione di opportune metodologie e strategie di intervento, volte a garantire al bambino l’inclusività nel gruppo classe e assicurare un apprendimento efficace, attraverso:
- Opportuni strumenti compensativi e misure dispensative,
- Didattica individualizzata e personalizzata,
- Modalità flessibili di lavoro scolastico che tengano in considerazione le caratteristiche distintive dell’alunno,
- Mezzi di apprendimento alternativi e tecnologie informatiche.
È opportuno quindi, stendere un Piano Didattico Personalizzato (PDP), con la funzione di documentare le strategie di intervento da adottare, che devono essere costantemente monitorate e revisionate per valutarne l’efficacia e il raggiungimento degli obiettivi specifici.
È indispensabile, infine, avere un continuo confronto con i professionisti che seguono l’alunno, in quanto possono dare a voi insegnanti indicazioni circa i punti di forza e di debolezza dell’alunno, possono fornire strategie mirate e specifiche volte a rinforzare e potenziare le sue abilità, farvi risparmiare tempo e fatica nella gestione, oltre che del singolo, anche dell’intero gruppo classe.
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