Disabilità Intellettiva Lieve: come riconoscerla precocemente attraverso il linguaggio
La disabilità intellettiva lieve non sempre è facile da diagnosticare in età evolutiva, perché di rado è accompagnata da caratteristiche somatiche particolari, come un volto schiacciato o qualche tratto peculiare, e spesso anche le abilità comunicative e sociali non permettono di distinguere questi bambini dai loro coetanei che non hanno disabilità.
Persino nei casi in cui si riesce a notare qualche avvisaglia, è facile che non si possa facilmente discriminare la disabilità intellettiva lieve da un mero ritardo psicomotorio o nello sviluppo del linguaggio finché il bambino non inizia a frequentare la scuola.
Una diagnosi precoce, però, può cambiare di molto l’evolversi della disabilità, permettendo di adottare quegli accorgimenti in grado di migliorare significativamente la prognosi evolutiva con il giusto intervento di diversi specialisti.
Come si può allora intervenire tempestivamente?
Ci sono alcuni fattori a cui il pediatra deve prestare particolare attenzione che possono far pensare ad un ritardo dello sviluppo, e che se giustamente inquadrati possono permettere di anticipare la diagnosi.
In particolare, si è visto come il bambino con disabilità intellettiva lieve già nei primi anni di vita mostra un ritardo psicomotorio e una comparsa del linguaggio fortemente ritardata. Alcune ricerche hanno poi dimostrato come lo sviluppo del linguaggio, in particolare, segua le stesse tappe dei coetanei senza disabilità intellettiva, ma non allo stesso modo.
Se nei coetanei con sviluppo tipico le prime tappe dello sviluppo del linguaggio cominciano nel primo anno di vita, per questi bambini bisogna attendere molto di più perché si possano sentire le fatidiche prime parole o qualche pregresso istinto comunicativo.
Tipicamente, un bambino senza ritardi nello sviluppo del linguaggio comincia già verso i quattro-sei mesi ad emettere versi che rappresentano i primi tentativi di comunicare, dando il via quindi alla cosiddetta fase della lallazione.
All’inizio il bambino ripete solo una semplice sillaba come “dadada”, ma via via comincia a farsi più esperto, e le “parole” non hanno solo sillabe diverse (es. “tadaba”), ma iniziano anche a rispettare le regole della conversazione, hanno i loro turni e la loro intonazione.
Già questo primo segno di sviluppo del linguaggio, nei bambini con disabilità intellettiva lieve può essere ritardato, manifestandosi anche oltre i nove mesi.
Se per i bambini a sviluppo tipico arrivano poi le prime parole, fino ad arrivare ad una vera e propria “esplosione del vocabolario” dopo appena un anno e mezzo, anche in questo caso i bambini con disabilità intellettiva lieve ci mettono molto di più, sia perché arrivino le prime parole, sia perché la sua competenza sia sufficiente a passare alle prime frasi.
A volte capire se il bambino ha acquisito o no i prerequisiti del linguaggio è complesso, perché il fatto che li usi “qualche volta” non significa che sappia farlo sempre.
Il fatto che lo dica, non vuol dire lo capisca. Anzi, è assolutamente normale che i bambini comincino prima a usare determinate parole e regole grammaticali e poi a capirle davvero: vanno a tentoni nell’imparare come parlare correttamente perché quello che dicano sia giusto e comprensibile, e non venga compreso solo con l’aiuto di ciò che li circonda, del contesto, che va ad aggiungere quegli indizi in grado di permettere al genitore di capire cosa il bambino voglia dire.
Ma quando le difficoltà nell’apprendimento del linguaggio sono un reale problema?
Alcuni bambini imparano a parlare più tardi, senza che questo influisca sulle future abilità di comunicazione.
Se per alcuni è “solo una fase”, che si normalizza nel tempo, per altri invece questo diventa un effettivo disturbo del linguaggio che richiede qualcosa in più del tempo per non rappresentare un problema. Diventa importante però prestare attenzione a questi indizi che permettono di capire con un prezioso anticipo se qualcosa non va, e così far sì che si possa intervenire e migliorare di gran lunga l’evolversi di un futuro quadro potenzialmente negativo.
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