FOBIE SPECIFICHE: LE TERAPIE COMBINATE PIÙ UTILI E LA LORO EFFICACIA

 

Le terapie più applicate e verificate scientificamente nel trattamento delle fobie specifiche dal bambino all’adulto sono di tipo comportamentale e cognitivo-comportamentale; si basano soprattutto sulla ristrutturazione cognitiva e sulla terapia espositiva allo stimolo fobico. Durante i primi incontri si è dimostrato utile iniziare con un colloquio di psicoeducazione, durante il quale vengono fornite all’individuo (adulto e bambino con genitori) informazioni sul funzionamento del disturbo e sul meccanismo di mantenimento. La prima fase di ristrutturazione cognitiva prevede l’indagine e la modifica dei pensieri catastrofici che caratterizzano la percezione dello stimolo fobico, in seconda fase poi l’individuo compila assieme al terapeuta una piramide degli stimoli fobici, dalla situazione meno spaventante a quella più spaventante fino all’esposizione in vivo (ovvero in presenza dello stimolo), al quale verrà gradualmente sottoposto in contesto protetto. All’individuo viene insegnata una tecnica di rilassamento da eseguire in tutti quei contesti problematici per l’individuo stesso, quindi anche prima e dopo l’esposizione allo stimolo problematico. Alcuni studi di neuropsicologia hanno dimostrato che nell’attivazione della sintomatologia fobica sono coinvolti il sistema nervoso simpatico e il nervo vago; il sistema nervoso simpatico si attiva in situazioni di allarme o pericolo che portano all’attacco o alla fuga. I sintomi dell’attivazione automatica di questo sistema sono tachicardia, respiro accelerato, ipersudorazione, sensazione di mancanza d’aria, tremore. In effetti queste sono le sensazioni più comuni che vengono riportate da chi si trova di fronte allo stimolo di cui si ha paura. Nella sintomatologia fobica viene spesso riportata anche la presenza di episodi di sincope vaso vagale, comunemente conosciuta come svenimento o perdita di coscienza. Questa particolare reazione può essere descritta come un meccanismo di difesa dell’organismo in seguito ad una iperattivazione improvvisa, con lo scopo di abbassarla e proteggere l’organismo da eventuali danni, come se il corpo si mettesse in “pausa”. Anche chi non manifesta questa particolare condizione, in seguito all’iperattivazione, riporta dei sintomi simili a quelli che precedono lo svenimento come la comparsa di pallore, capogiri, sensazione di freddo, stanchezza. Per contrastare la sincope vaso vagale e i sintomi che la precedono, viene applicata la tecnica della tensione muscolare, che consiste nel contrarre i muscoli secondo una modalità precedentemente discussa con l’individuo, al fine di ridurre l’inibizione eccessiva del sistema nervoso simpatico. La procedura classica richiede tra le 8 e le 12 sedute di terapia di 1 ora ciascuna, su base settimanale. In alcuni casi in cui sia necessario ridurre fin da subito le reazioni fobiche, è possibile attuare un “trattamento d’urto” che prevede una singola seduta della durata di tre ore, nella quale si concentrano le fasi precedentemente descritte (Öst, 1989). Tuttavia va specificato che questa non rappresenta una soluzione a lungo termine, ma solo una possibilità per provare a ridurre da subito i sintomi; questo metodo viene ben tollerato anche dai bambini e dalle famiglie, poichè rappresenta una risposta immediata al problema presentato.

Assume notevole importanza nel trattamento delle fobie, soprattutto in età evolutiva, la partecipazione attiva dei genitori (Cowart & Ollendick, 2013), i quali dovranno fornire supporto al bambino nell’affrontare la terapia e aiutarne il mantenimento, fornendo al bambino delle occasioni per mettersi alla prova con lo stimolo fobico (Öst et al. 2001).

Nonostante la provata efficacia della terapia espositiva, spesso chi soffre di disturbo fobico rifiuta questo tipo di approccio perché troppo spaventato dall’idea di dover esporsi allo stimolo fobico anche se in contesto protetto. In questi casi può essere d’aiuto l’utilizzo di una recente innovazione in campo tecnologico, ovvero la realtà virtuale. La terapia di esposizione con realtà virtuale segue gli stessi principi della terapia classica con la differenza che lo stimolo fobico viene presentato all’individuo in una realtà virtuale generata da un computer. Alcuni autori hanno dimostrato come l’utilizzo dell’esposizione attraverso la realtà virtuale, aumenti la probabilità di consenso ad intraprendere la terapia (Garcia-Palcios et al. 2007) e diminuisca la probabilità di interruzione del trattamento (Choy et al., 2007). La realtà virtuale si presta ad essere adattata anche per l’età evolutiva, poiché i bambini delle ultime generazioni nascono già immersi in un mondo digitale, aumentando la motivazione ad intraprendere la terapia.
Oltre alla maggior tolleranza per chi ne usufruisce vi è anche la possibilità per il terapeuta di adattare l’intervento al singolo paziente, regolando più facilmente il tipo e l’intensità dello stimolo da esporre, la durata di esposizione, la situazione nella quale il paziente viene esposto (con la possibilità di creare vari ambienti virtuali). Ad esempio nel caso di un paziente con fobia per i ragni, è possibile esporre il paziente in realtà virtuale a diverse tipologie di ragni in diversi contesti, al fine di estinguere in modo più generico ma profondo l’attivazione fobica. La possibilità di utilizzare una strumentazione adeguata all’esposizione in realtà virtuale è tuttavia ancora rara nel nostro territorio.

BIBLIOGRAFIA

Milliner E. L. and Farrell L. J., Intensive Cognitive-Behavioural Treatment for Specific Phobia in Children and Adolescents, Psychopathology Review PR Volume 1 (2014), 1, 175-181

Ollendick, T.H., Raishevich, N., Thompson E. Davis III, Sirbu, C. and Lars-Göran, Specific Phobia in Youth: Phenomenology and Psychological Characteristics, Behav Ther.,2010 41(1): 133–141

Garcia-Palacios, A., Botella, C., Hoffman, H. and Fabregat, S., Comparing Acceptance and Refusal Rates of Virtual Reality Exposure vs. In Vivo Exposure by Patients with Specific Phobias, CYBERPSYCHOLOGY & BEHAVIOR, 2007,10, 5

Wechsler, T. F., Kümpers, F. and Mühlberger A., Inferiority or Even Superiority of Virtual Reality Exposure Therapy in Phobias? A Systematic Review and Quantitative Meta-Analysis on Randomized Controlled Trials Specifically Comparing the Efficacy of Virtual Reality Exposure to Gold Standard in vivo Exposure in Agoraphobia, Specific Phobia, and Social Phobia, Frontiers in Psychology, 2019-10, 1758.

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