La didattica inclusiva e il passaggio dai processi di “integrazione” a quelli di “inclusione”
La letteratura pedagogica più recente ha sostenuto e favorito un modello diverso, di inclusione, per considerare il ruolo che la scuola può assumere nei casi in cui presentino disabilità o difficoltà specifiche.
Storicamente, nel caso di alunni con disabilità, la logica di intervento da parte della scuola si concentrava molto sull’integrazione, ovvero su una grande attenzione alla situazione specifica dell’alunno con disabilità, con un approccio compensatorio per le sue difficoltà, con grande attenzione più al versante educativo che non alla globalità della persona, guardando il singolo come portatore del problema e dunque, intervenendo nel caso di difficoltà prima sul soggetto e poi sul contesto, con una logica più centrata su disturbi e patologie.
Adottando invece la logica della inclusione, includere diventa il processo attraverso il quale, nella visione globale della persona (educativa, sociale, politica,…). La scuola deve guardare al benessere di tutti gli alunni indistintamente, tenendo conto delle loro peculiarità, delle loro potenzialità, nonché delle loro difficoltà. In questo assetto ha senso considerare ogni persona inserita in un contesto sociale e dunque utilizzare strategie per migliorare la gestione del gruppo classe, il clima ivi esistente, come condizione per ridurre le problematicità del singolo, “assorbendole” all’interno della diversità di cui ognuno di noi è portatore.
Questo cambio di prospettiva è “epocale“ guarda i bisogni globali di ogni persona messa al centro del processo educativo e didattico. E’ dunque la scuola che deve incontrare questa diversità, accoglierla per adattarsi ad essa con nuovi strumenti quali: la conoscenza della gestione delle dinamiche di gruppo, la conoscenza di strategie didattiche inclusive adottabili per tutta la classe e favorendo l’acquisizione delle proprie competenze in alunni in difficoltà, in una logica creativa, costruita “sugli alunni“, che, nella flessibilità delle strategie didattiche adottate, costruisca un sistema “adatto“ a tutti.
Quali implicazioni hanno questi cambiamenti di prospettiva rispetto alla didattica e al ruolo del docente?
Qualche esempio?
- cambiano le strategie nella didattica (secondo lo Universal Design for Learning), adottando mezzi di trasmissione dei contenuti e di motivazione, nonché modalità di comunicazione e di verifica degli apprendimenti, sempre flessibili
- cambia la relazione tra docente, il gruppo classe, il singolo alunno, in una logica di grande attenzione alla costruzione prioritaria di una relazione di fiducia reciproca
- attenzione viene posta alla gestione della classe prima del singolo
- la classe, allineata gli obiettivi scolastici e in alleanza collaborazione con il docente, permette una migliore gestione e contenimento delle problematiche del singolo soggetto “difficile“
- il ruolo dell’insegnante risulta molto più autorevole perché più coinvolto un punto di vista non solo “tecnico“ ma educativo, parte integrante di una “squadra“
- cambiano i metodi e i sistemi di gratificazione e soddisfazione personali per alunni e docenti (leve motivazionali)
In questa nuova visione si contrappongono insegnamento ad apprendimento, informazione a comunicazione, conflitto a negoziazione, autorità a autorevolezza, ruolo a leadership.
L’inclusione rappresenta dunque il contesto nel quale tutti gli attori possono trarre vantaggio e arricchimento, alunni, docenti, famiglie, istituzione. Diventa un obiettivo sfidante verso cui tendere per il bene dei ragazzi e per la soddisfazione dei docenti.