In questa società liquida e frettolosa, centrata sull’avere più che sull’essere, una parola in disuso, obsoleta, è “gratitudine”.
Trilussa, in una sua celebre poesia, descriveva la lungimiranza della gratitudine, alla base di relazioni solide e soddisfacenti, con una ironia disincantata che mai come ora si adatta al nostro vivere convulso.
La gratitudine è un sentimento mentale costruttivo, positivo, attivato scegliendo istante dopo istante che vita vivere, e con che tipo di atteggiamento, apprezzando esattamente ciò che è in ogni momento, vivendo pienamente nel “qui e ora”, grati a qualcuno per un gesto amorevole o un insegnamento, o alla vita stessa per le opportunità e le esperienze che ci dona.
LA GRATITUDINE RENDE PIÙ FELICI
CHIEDIAMOCI:
Quante volte nel corso della giornata ci capita di lamentarci o di brontolare rispetto a qualcosa accaduto al lavoro, o a casa con i nostri familiari? Come ci fa sentire questo atteggiamento? A cosa ci serve? Come possiamo cambiare? Perché farlo?
Riconoscere in ogni momento il valore di ciò che la vita ci offre ci fa sentire più ricchi e fortunati.
Se non lo riconosciamo ci sentiamo disgraziati e infelici. Se critichiamo continuamente noi stessi e gli altri, ciò che non va bene, non possiamo certo poi pretendere di essere gioiosi!
LA GRATITUDINE PUÒ ESSERE “APPRESA”
A partire dalla psicologia Buddhista, poi da Melanie Klein a Maria Rita Parsi, la gratitudine è stato un tema assai studiato ed oggetto di specifici interventi terapeutici di “addestramento”.
La gratitudine genera gratitudine? forse no, ma genera comunque salute!
Sia nel capire l’altro che si svela a noi, deludendoci o sorprendendoci, sia nel generare uno stato d’animo di pienezza, di consapevolezza. Infatti molto studiata è stata l’In-gratitudine.
SE CI CHIEDIAMO:
E’ possibile che proprio le persone a cui abbiamo dato tanto non solo si dimentichino di noi ma anche che provino un piacere perverso nel distruggere proprio la persona con cui hanno un debito di riconoscenza? Perché ciò accade?
Quest’ultimo caso trova una spiegazione scientifica nella “psicologia del beneficato” che vede nel debito contratto con chi gli ha reso un servizio, più che nel beneficio ricevuto, la dimostrazione del proprio scarso valore o della propria dipendenza dall’altro.
E questo scatena non riconoscenza ma vendetta!
LA GRATITUDINE RENDE PIÙ SANI
In terapia permette alle persone di trasformare esperienze profondamente traumatiche in preziose opportunità di crescita, superando quel senso di ingiustizia e quel risentimento che ci impediscono di apprezzare la meraviglia di ciascun istante.
Ma i benefici sono anche fisici, perché la capacità di Gratitudine agisce sul nostro organismo come il pensiero positivo in generale.
Il National Institutes of Health indica la Gratitudine importante per la salute perché produce cambiamenti del flusso sanguigno all’interno del cervello e maggiori livelli di attività nell’ipotalamo (legato alla memoria), aumenta il livello di vitalità, incrementa le emozioni positive e costituisce una protezione da stress e depressione, può aumentare la felicità, ridurre l’ansia e la depressione, aumentando il senso di soddisfazione della vita e l’ autostima, riducendo anche l’incidenza di varie patologie fisiche con effetti benefici anche sul cuore (studi di R. Emmons e Mc Cullogh)!
Per esempio avere un atteggiamento positivo di gratitudine risulta essere a vantaggio della salute mentale e fisica in pazienti con insufficienza cardiaca asintomatica (studi di P. Mills, 2015).
Dunque
Se siamo noi i benefattori, nutriamoci della sensazione provata nel fare qualcosa per l’altro, delle emozioni provate in quel momento e delle conseguenze positive sul nostro umore, sulla fiducia negli altri, sulla nostra autostima, sulla nostra resa lavorativa, sul senso dato al nostro esistere…
Se siamo noi ad avere ricevuto un favore, un aiuto, ringraziamo, e scriviamo in una lettera (solo per noi, da non consegnare al nostro benefattore) tutto ciò che abbiamo provato nel sentirci aiutati, supportati, perché si fissi nella nostra memoria il non essere soli, l’essere considerati degni di tale gesto.
Questo ricordo nutrirà i nostri momenti bui e, di nuovo, la nostra autostima.
E allora chi per ideologia, chi per reciprocità, chi per lungimiranza, chi per educazione, chi per puro interesse per il proprio benessere, chi perché vuole ricevere gratitudine dai propri figli,…riappropriamoci di questo valore ed esercitiamolo, allenandolo, come un muscolo, per il bene nostro e della nostra stessa specie.
Dott.ssa Carla Mogentale
Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista del ciclo di vita
Creatore e Direttore Sanitario del Centro Phoenix
Psicologia, Neuropsicologia, Riabilitazione, Psicoterapia
Clinica, Formazione e Consulenza