L’ADHD, in tutte le sue forme e sfumature, è, ad oggi, una sindrome altamente diffusa e diagnosticata.
Proprio perché è una sindrome, è costellata e coinvolge molti aspetti e comportamenti del bambino o del soggetto in genere, anche adulto. Un bambino ADHD ha bisogno che tutti i protagonisti presenti nel suo ambiente (genitori, insegnanti e professionisti del settore) si assumano il compito di prendere seriamente in considerazione questa diagnosi, perché essere ADHD può comportare l’insorgenza di situazioni di disagio, disadattamento o di vere e proprie patologie.
Chiunque sia un ADHD o qualunque genitore abbia un figlio ADHD sa benissimo quanto sia difficile essere concentrati, attenti e, in alcune forme, stare fermi.
Tutto questo nella normale evoluzione della vita (scuola e lavoro) può seriamente ripercuotersi in modo distruttivo e negativo. Le ripercussioni possono influenzare l’intero corso dello sviluppo, comportando anche limitazioni nelle scelte di vita.
La letteratura scientifica è ricca di studi su questa sindrome e riporta dati di conferma sulle conseguenze di natura pervasiva che l’ADHD può causare in un soggetto.
Il primo passo da compiere è la valutazione all’interno della quale va seriamente considerata la presenza di altri disturbi in associazione, ad esempio, disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia) o disturbi d’ansia, disturbi ossessivi-compulsivi, presenza di depressione, e altro ancora.
Se si provasse ad immaginare le difficoltà che un bambino, probabilmente anche cognitivamente dotato o plus-dotato, può vivere, nel momento in cui continua ad essere ripreso, punito, sgridato sempre, ovunque e da chiunque, si potrebbe iniziare a comprendere quanto sia difficile e colmo di sofferenza, convivere con questa sindrome.
Perché un bambino con ADHD si distrae, non ascolta, impulsivamente rompe qualcosa, nei momenti di iperattività si alza e inizia a correre, senza stare a preoccuparsi del luogo dove tutto questo sta succedendo e se può farlo o no, il tutto, spesso senza rendersene conto e, quando sarà punito, per l’ennesima volta, per tutto questo, inizierà a sviluppare la consapevolezza che nessuno potrà mai veramente capirlo!
Se tutto questo lo si immaginasse, quello che si proverebbe sarebbe un’immensa sofferenza, tanta confusione e la sensazione di essere esclusi, diversi e non capiti. Vivere per anni queste situazioni crea le fondamenta per la costruzione di una personalità caratterizzata da bassa autostima, consapevolezza di essere poco adeguati o poco amabili, o, addirittura, incapaci, tutte basi per lo sviluppo concreto di psicopatologie importanti e di una vita costellata da continui fallimenti, come la difficoltà di ottenere ruoli lavorativi importanti, la tendenza a perdere spesso il lavoro, tendenza all’abuso di sostanze e alcool, difficoltà a mantenere amicizie e relazioni mature e stabili.
In più campioni, utilizzati per la ricerca, è stata verificata la presenza di depressione, in modo particolare nella forma senza iperattività, uno studio del 2016 condotto da S. Matthies, C. Sadohara-Banwarth, S. Lehnhart, J. Schulte-Maeter e A. Philipsen ha riportato come le esperienze negative vissute nell’infanzia, a causa dei problemi causati dall’ADHD, abbiano favorito lo sviluppo di importanti sintomi depressivi e come questa condizione abbia portato la maggior parte di questi soggetti (il 60%) ad avere una bassa qualità della vita, in un modo pervasivo, cioè riguardante tutti gli aspetti della vita dell’individuo.
Una vasta gamma di ricerche, inoltre, conferma la presenza dello sviluppo di bassa autostima in questi soggetti, come dimostrato da una raccolta condotta da J. Cook, E.Knigt, I. Hume e A. Qureshi nel 2014, i quali hanno compiuto un’opera di revisione della letteratura scientifica pubblicata tra il 1980 e il 2013, riportante continue conferme dell’esistenza di questa correlazione e della necessità, in questi soggetti, di ricorrere alla psicoterapia.
Una sindrome ADHD non curata può comportare lo sviluppo, negli anni, di psicopatologie importanti, come ad esempio, disturbi della personalità. S. D. Matthies e A. Philipsen, nel 2014 hanno pubblicato e analizzato una serie di ricerche che confermano il rischio che la sindrome ADHD possa portare allo sviluppo, in età adulta, del disturbo borderline di personalità.
Come già riportato in precedenza, essere un ADHD è difficile e comporta enorme sofferenza, sia per il bambino sia per gli adulti che si occupano di lui, proprio per questo, gli studi e la ricerca hanno confermato l’importanza di agire già a partire dalle prime avvisaglie e di farlo considerando l’intera rete di vita del soggetto, genitori, insegnanti e bambino, ma anche la necessità di agire su tutti gli aspetti del bambino sia comportamentali, che di pensiero ed emotivi, per aiutarlo a vivere più serenamente, come ogni bambino dovrebbe fare, a sviluppare le sue reali capacità e a permettersi, una volta adulto, una buona qualità della vita.
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