Le dimensioni della didattica inclusiva e il ruolo prezioso dell’insegnante

Spesso i docenti sono inondati di materiali, schede, proposte progettuali, soluzioni più o meno “ magiche “ che in poco tempo sembrano garantire, con opportuni materiali, la gestione di classi importanti come numerosità, eterogenee, spesso “difficili“.

L’esperienza insegna però che non sono tanto i materiali o le schede o le tecniche apprese a creare la differenza nella relazione positiva tra docente e alunni della propria classe, quanto alcune priorità nell’azione didattica inclusiva che mettano al centro dell’uno, i suoi bisogni, valorizzando le risorse già presenti all’interno della classe stessa. Classi diverse rispondono alla stessa strategia didattica in modi diversi, come la stessa classe risponde in modo diverso a docenti diversi.

Ciò rende particolarmente oneroso l’insegnamento e richiede dunque una enunciazione di priorità per il docente in modo che non venga travolto da richieste eccessive e possa garantire ai propri alunni e a sé stesso un equilibrio emotivo importante, fonte di benessere per sé e per gli altri, nonché la gratificazione derivante dal proprio lavoro di qualità.

Le sette dimensioni principali dell’azione didattica inclusiva

  1. La risorsa compagni di classe: l’apprendimento non è mai un processo solitario, ma è profondamente influenzato dalle relazioni, dagli stimoli, dalla relazione tra pari, affinché si sviluppi un rapporto di collaborazione e cooperazione alla base di un processo inclusivo
  2. L’ adattamento come strategia inclusiva: nello scopo di valorizzare le differenze individuali, è necessario essere consapevoli ed adattare i propri stili di comunicazione e le forme della lezione nonché gli spazi di apprendimento, alle esigenze degli alunni. Nell’approccio UDL (Universal Design for Learning) si adatta la complessità del contenuto e della proposta didattica a livello dell’alunno, si adattano i materiali in modo da poter attivare molteplici canali di elaborazione delle informazioni, si adattano gli aiuti che via via vengono forniti al fine di raggiungere il successo formativo, si costruiscono stimolazioni e valutazioni graduate in modo da poter essere applicate a tutta la classe e dunque anche ai soggetti in difficoltà, in un’unica proposta, se possibile, per tutta la classe.
  3. Strategie logico visive e aiuto visivi: il supporto visivo di mappe mentali, strutturali, concettuali, risulta una delle strategie compensative e di supporto utili per l’apprendimento di tutti gli alunni. Una mappa o scaletta permette la selezione delle informazioni più importanti, la rappresentazione scritta, la memorizzazione dei punti chiave, guida la produzione orale e scritta, definisce meglio i rapporti causali, supporta la semplificazione e riduzione dei contenuti a ciò che essenziale. Per ogni alunno tutte le forme di schematizzazione organizzazione anticipata della conoscenza come diagrammi, linea del tempo, illustrazioni significative, ecc., favoriscono inferenze e collegamenti.
  4. Processi cognitivi e stili di apprendimento: la conoscenza dei processi neuropsicologici sottostanti alla creazione di nuovi apprendimenti è fondamentale affinché un insegnante possa adattare la propria proposta di contenuto al livello di attenzione, comprensione, memorizzazione, problem solving, …, dei propri alunni. La conoscenza delle strategie didattiche per migliorare la concentrazione dell’alunno, diminuire la distraibilità, aumentare l’attenzione sostenuta, favorire una partecipazione attiva secondo le regole della classe,…, appoggiano infatti su una conoscenza dettagliata del funzionamento cerebrale, oggetto di studio e di intervento riabilitativo e psicoeducativo della neuropsicologia, dai disturbi dell’apprendimento (DSA) ai disturbi dell’attenzione (ADHD, ADD), alle difficoltà nella comprensione e memorizzazione. Stili cognitivi diversi e l’apporto dei diversi tipi di intelligenza (secondo il modello delle Intelligenze multiple di Gardner) si combinano poi in uno stile di apprendimento diverso da soggetto a soggetto che va valorizzato dall’insegnante.
  5. Metacognizione e metodo di studio: l’alunno che ha maggiore consapevolezza del proprio funzionamento è un alunno che governa meglio le proprie prestazioni adattandole alle richieste, monitorandole, gestendo le strategie in modo flessibile e mirato al miglior risultato possibile.La consapevolezza delle proprie strategie cognitive favorisce poi l’applicazione di un metodo di studio più personalizzato nel singolo alunno.
  6. Emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento: emozioni e l’apprendimento sono strettamente collegate. La percezione di auto efficacia di un alunno governa i suoi tentativi di affrontare o meno le difficoltà che incontra, i suoi meccanismi di attribuzione ovvero la fiducia che ha nel riuscire ad affrontare da solo una richiesta in base alla propria capacità impegno, oppure affidandosi all’aiuto esterno, alla fortuna, alla facilità del compito, diventando così un soggetto passivo dell’apprendimento. Autostima stili di attribuzione sono dunque importanti per definire il livello di impegno e di fiducia che un alunno potrà sperimentare all’aumentare della richiesta scolastica.
  7. Valutazione, verifica e feedback:il feedback che l’alunno riceve dall’insegnante è, in una logica formativa, finalizzato al miglioramento dei propri processi di apprendimento. L’alunno che ha il piacere di apprendere utilizza fitta etica (voto o giudizio) a proprio favore, come mezzo per favorire la conquista dell’apprendimento e il superamento dei propri limiti, mai come punitivo o semplicemente giudicante.

In conclusione, il compito dell’insegnante inclusivo è sfaccettato, ha mille sfumature ed implicazioni. Tutto ciò rende l’azione inclusiva preziosa, in continuo sviluppo. L’insegnante diventa il mediatore non solo dei processi di apprendimento ma dell’interazione tra l’alunno e il complesso mondo reale, mondo che offre sfide e opportunità, e che vede nell’insegnante non più un erogatore di contenuti bensì un mentore attento allo sviluppo del suo allievo.

 

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