LE SFIDE DEL PLUSDOTATO: DALL’INFANZIA ALL’ ADOLESCENZA

 

 Fin dai primissimi anni possiamo osservare alcune caratteristiche che possono far pensare che un bambino possa essere un gifted children: essi infatti iniziano a parlare molto presto e da subito hanno un linguaggio completo, saltando perfino la fase dei vocalizzi. L’acquisizione della prima persona è rapida, la sintassi corretta e il vocabolario è ricco e vario. Poi arrivano molto precocemente le prime domande, su ogni argomento e in continuazione e non pensiate che si accontentino di risposte evasive e sbrigative!! Un’altra caratteristica tipica è che la lettura è spesso precoce, inizia infatti durante gli ultimi anni della scuola dell’infanzia.

 

Come vive il bambino plusdotato gli anni della scuola primaria?

Purtroppo fin da subito arrivano le prime delusioni: il bambino plusdotato che non vede l’ora di cominciare la scuola ne rimane presto deluso; si ritrova ad imparare cose che sa già e a poco a poco perde l’entusiasmo.

Inoltre con il passare degli anni, gli ostacoli da affrontare a scuola diventare sempre più difficili: abituato a capire al volo, a memorizzare senza sforzo, a imparare in fretta e senza studiare, nel momento in cui gli argomenti si fanno più difficili, il bambino gifted non sa più come approcciarsi allo studio e non capisce dove sbaglia, perciò gli insegnanti e i genitori si stupiscono del suo scarso rendimento e lo esortano a fare di meglio, ma non sa come fare.

Il bambino gifted spesso si annoia a causa dello sfasamento tra il proprio ritmo e quello degli altri e deve fare i conti con la difficoltà che incontra nell’instaurare un rapporto con gli altri che spesso è problematico. Deve affrontare una brutta realtà: spesso i plusdotati, essendo considerati un po’ “strambi”, vengono presi di mira dai bulli. Può essere respinto, emarginato o preso di mira perché diverso dal gruppo. Inoltre il plusdotato tende a voler dirigere ed è convinto di essere l’unico a sapere cosa bisogna fare, soprattutto i bambini di genere maschile.

Un caratteristica che rappresenta i bambini gifted in età prescolare è quella che viene definita “emozione straripante” che può creare diversi problemi nella società: egli percepisce le emozioni all’ennesima potenza e quindi ha reazioni e comportamenti che possono apparire sproporzionati e fuori luogo.

Pertanto, l’esperienza scolastica che tanto il bambino aspetto con emozione ed entusiasmo porta ad erodere il capitale di fiducia: lo scontro con la scuola provoca una perdita di fiducia non solo in sé stesso, ma anche negli altri.

 

Durante la scuola primaria si individuano spesso bambini, che oltre ad essere plusdotati, circa il 25% di loro sono anche disprassici o dislessici e oltre il 10% è affetto da deficit di attenzione. Questi disturbi spesso passano inosservati perché il bambino compensa le sue difficoltà con l’intelligenza. Fino al momento in cui non gli è più possibile.

 

Ma come si comporta il bambino plusdotato a casa?

Educare un bambino plusdotato richiede molta energia in maniera costante. Il bambino fa domande senza sosta, interviene, discute, non si accontenta di una spiegazione semplice e sbrigativa e mette in discussione gli ordini. Anche le manifestazioni dell’estrema ricettività emotiva sono impegnative da gestire per la maggior parte dei genitori che non sono sempre in grado di gestire questi episodi.

 

Quali sfide deve affrontare in adolescenza il bambino gifted?

Spesso il bambino esce dall’infanzia con un’immagine di sé gravemente compromessa e distorta: prima si sentiva onnipotente, adesso vive un senso di smarrimento, si sente fragile e vulnerabile.

Gli adolescenti hanno un grande bisogno di vedersi uguali agli altri, infatti l’identificazione con il gruppo è centrale e l’adolescente plusdotato vorrebbe nascondere la sua diversità.

Nei plusdotati adolescenti si accentua la coscienza collettiva e non riescono ad accettare le ingiustizie del mondo, vorrebbero cambiare il mondo e il fatto di non riuscirci li riporta alla vacuità dell’esistenza.

La suscettibilità affettiva e la loro vulnerabilità alla critica, li trasformano in adolescenti più fragili rispetto i coetanei.

In genere è con l’adolescenza che si compie l’ultimo stadio dello sviluppo cognitivo, quello che riguarda l’astrazione, la concettualizzazione e il pensiero ipotetico deduttivo. Il plusdotato però ha raggiunto da anni questo stadio, quindi la pubertà si instaura all’interno di un sistema cognitivo già perfettamente formato. La pubertà scatena una tempesta emotiva che rischia di attivare meccanismi di difesa che passano per il controllo cognitivo: l’adolescente tenta di reprimere le emozioni o le mette in atto al prezzo di risvolti gravi, le cui principali manifestazioni sono le dipendenze e i disturbi di comportamento.

L’adolescente plusdotato è quindi arrabbiato col mondo intero, perché si sente diverso, non ottiene i risultati che le persone si aspettano da lui e perché si sente incompreso: questa sofferenza può portare a depressione e disturbi dell’autostima e ad inibizione intellettuale e fobia scolastica.

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