La motivazione come esito del successo e i disturbi del comportamento a scuola: RUOLO DELLA TRIADE DI McCLELLAND
Qual è il meccanismo “magico” che permette a un ragazzo di avere piacere nell’apprendimento, di seguire le regole a scuola, di aver piacere nello stare in classe?
Sappiamo che i ragazzi vengono a scuola non tanto per la disciplina che viene loro spiegata, ma per il significato nel loro sviluppo che l’argomento di quella disciplina rappresenta: si scoprono capaci di ragionamento, di soluzione di problemi, di stupirsi davanti a cose che non conoscono, della meraviglia che quell’insegnante riesce a portare loro grazie alla propria spiegazione.
Eppure alcuni rispondono positivamente altri meno.
Cos’è che fa sì che la motivazione nell’essere umano sia alta, e dunque l’interesse sia al massimo livello, per favorire l’apprendimento in un contesto sociale come quello di una classe? E quando questo non accade che effetto ha sul suo comportamento?
Lo psicologo David McClelland nel 1961 ha posto una pietra miliare per lo studio delle determinanti cognitive della motivazione identificando tre motivazioni fondamentali nell’individuo:
- Il bisogno del successo (o della riuscita) rispecchia il desiderio di successo e la paura per il fallimento.
- Il bisogno di appartenenza combina i desideri di protezione e socialità con la paura per il rifiuto da parte di altri.
- Il bisogno di potere riflette i desideri di dominio e il timore di dipendenza.
Rispondere a questi bisogni migliora la sensazione di sicurezza e l’autostima.
Folgheraiter nel 1984 l’ha adattata esplicitamente all’apprendimento e al comportamento.
Vediamola insieme.
Ogni alunno ha bisogno di:
- manifestare abilità di qualsiasi genere (CAPACITA’)
- manifestare potere su altre persone (DISTINGUERSI)
- attirare l’attenzione, consensi, lodi, essere considerati dal gruppo (ESSERE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE DEL GRUPPO DEI PARI).
Immaginiamo allora uno alunno che chiameremo Paolo, che sa di essere bravo in matematica, i suoi quaderni sono sempre fonte di esempio per gli altri, spesso dunque al centro dell’attenzione dei suoi insegnanti e dei compagni per le sue qualità di bravo studente. Ma Paolo un giorno non riesce a risolvere un problema di matematica. Come reagirà? Poiché Paolo sa di essere bravo matematica probabilmente ritenterà cercando nuove soluzioni fino a ottenere conferma del successo che si aspetta di avere: ovvero la convinzione di essere capaci favorisce la motivazione “a fare” anche nel momento della difficoltà.
Sentirsi bravo in matematica favorirà in Paolo il desiderio di sentirsi bravo anche storia? Probabilmente si.
Immaginiamo un altro alunno, Mattia, con qualche difficoltà di apprendimento, una dislessia un disturbo di comprensione, ecc.. Mattia non ha molte occasioni per sentirsi bravo in classe, per essere portato ad esempio ai suoi compagni emergendo, che non avrà molte occasioni per sentirsi al centro dell’attenzione della classe per i suoi successi. Un giorno Mattia, dondolando sulla sedia, la fa cadere accidentalmente, e improvvisamente tutta la classe ride! Mattia li ha fatto ridere! Probabilmente Mattia vorrà ripetere l’esperienza per farli ridere ancora così da essere al centro dell’attenzione del gruppo (ATTENZIONE). Qualche compagno potrebbe dirgli che come li fa ridere lui non li fa ridere nessuno oppure che solo lui sa far arrabbiare così tanto l’insegnante (POTERE). E Mattia potrebbe sentirsi veramente bravo nel far ridere i suoi compagni (CAPACITA’). Ovvero la triade di McClelland funziona perfettamente sia in positivo che in negativo. Mattia potrebbe diventare un “alunno difficile“ sostenuto da tutta la classe e dalla sua convinzione di essere bravo nel disturbare. E forse dalla stessa reazione dell’insegnante che lo punisce!
Quanto è importante dunque per un insegnante saper cogliere le motivazioni che portano un alunno ad essere positivamente inserito nel gruppo classe e a dare il meglio di sé piuttosto che scegliere di mettere in atto comportamenti disturbanti danneggiando se stesso? Quanto è importante che si senta capace, valorizzato, gratificato nei momenti in cui segue le regole della classe in quanto appartenente alla classe stessa?
Qui le teorie della motivazione incontrano gli obiettivi di una didattica strutturalmente inclusiva e di una lettura più sociale dei fenomeni che accadono in una dinamica di gruppo! Ciò richiede al docente grande consapevolezza e autorevolezza centrata sui bisogni degli alunni, per comprenderli e per svilupparli.