Emozioni e Operatori: Consigli per la Gestione
La relazione tra le emozioni e gli operatori (OSS, infermieri, assistenti sociali, ecc.): perché è così importante?
Lavorare con pazienti che soffrono di demenza può suscitare emozioni forti negli operatori e spesso richiede di occuparsi anche dei loro familiari. Infatti, gli operatori spesso sperimentano tristezza, frustrazione, impotenza e paura di essere vittime della stessa malattia, incapacità, rabbia, disperazione e negazione della malattia.
Inoltre, gli operatori vivono un’esperienza simile a quella dei caregivers, che li spinge ad identificarsi con questi ultimi. Tuttavia, l’identificazione con il caregiver rischia di diminuire l’obiettività professionale, perciò è importante essere consapevoli dei propri pensieri, sentimenti e valori. Ad esempio, gli assistenti domiciliari sono particolarmente portati a eccedere nel ruolo di sostituto di un familiare e dato che la maggior parte dei contatti con il paziente avviene nella sua abitazione, è forte il rischio di assumersi troppe responsabilità e lasciarsi coinvolgere eccessivamente.
Per questo, gli operatori devono stare attenti a non lasciarsi intrappolare nei triangoli relazionali delle famiglie che vivono il conflitto del ricovero in casa di riposo e che può scuotere un sistema familiare alla radice.
Affinché l’operatore garantisca un intervento che sia centrato sul benessere del paziente, è necessario che egli prenda coscienza non solo di questi sentimenti, ma anche dei pregiudizi che influenzano l’opinione sui familiari del paziente, che spesso distorcono il modo di rapportarsi a loro.
A tal proposito, utile per l’operatore potrebbe essere il confronto: quest’ultimo può crearsi con un collega più esperto o non coinvolto nella relazione d’aiuto con quel determinato paziente, in gruppi di consultazione o di sostegno professionale o in contesti formativi.
Waelder affermava: “Dato che siamo tutti parzialmente ciechi, il meglio che possiamo fare è sostenerci l’un l’altro, così che la vista di uno possa compensare la miopia dell’altro e viceversa.”, dunque un confronto tra colleghi che sia spontaneo e non giudicante, aiuterebbe l’operatore ad aumentare la propria consapevolezza individuale e a ridare alle emozioni la funzione di guida.
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