Sindrome Frontale dopo un trauma cranico:

come riconoscerla e come intervenire a casa

Per sindrome frontale si intende un quadro clinico caratterizzato da difficoltà emotive, cognitive (soprattutto a livello delle cosiddette funzioni esecutive ma non solo) e comportamentali, che deriva, come dice il nome stesso, da una lesione che coinvolge il lobo frontale del cervello, ovvero quello che si trova nella parte anteriore della testa.

Nonostante le difficoltà frontali possano manifestarsi in seguito a molteplici cause, esse sono quasi sempre presenti nei traumi cranici a causa dell’impatto che spesso conduce la parte anteriore del cervello a sbattere contro la scatola cranica.

Quali sono i sintomi della Sindrome Frontale

Riconoscere i tratti tipici di una sindrome frontale risulta abbastanza facile, anche agli occhi di chi non è esperto. Possono infatti esser presenti:

  • Comportamenti inappropriati e impulsivi
  • Mancanza di iniziativa e inerzia
  • Disturbi di memoria (ad esempio non riesce ad inibire le interferenze durante l’apprendimento)
  • Perseverazione (linguistica, prassica, metacognitiva)
  • Difficoltà nell’iniziare, mettere in sequenza, organizzare o monitorare le proprie azioni
  • Anosognosia (mancanza di consapevolezza dei propri deficit)
  • Difficoltà linguistiche (ad esempio nella ricerca di parole o utilizza un linguaggio ripetitivo)
  • Difficoltà attentive (ad esempio è facilmente distraibile o giunge a conclusioni affrettate)
  • Difficoltà nel ragionamento logico e nel giudizio astratto

Nonostante il lavoro su queste problematiche richieda un intervento specifico da parte di un neuropsicologo professionista, è comunque possibile mettere in atto delle semplici ma efficaci strategie anche a casa per aiutare la persona con trauma che presenta una o più delle sopraelencate difficoltà.

Interventi per la Sindrome Frontale

A casa è quindi possibile intervenire:

  • Semplificare l’ambiente rendendolo il più possibile “libero” da distrazioni
  • Utilizzare ausili esterni per la memoria (tecnologici e non) qualora fossero presenti deficit di memoria prospettica (il ricordarsi di dover fare qualcosa)
  • Suddividere compiti più complessi in parti più piccole ed insegnare alla persona delle strategie per arrivare alla sua realizzazione

Oltre a ciò, è importante che i familiari non colpevolizzino la persona e non si accaniscano contro di essa: infatti, un buon coinvolgimento familiare durante il percorso di riabilitazione cognitivo-comportamentale rappresenta un requisito fondamentale per il buon esito del progetto riabilitativo.

 

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