La demenza di Alzheimer (AD) è patologia neuro-degenerativa più diffusa al mondo.

Attualmente, 35 milioni di pazienti sono affetti da AD e tale numero è destinato ad aumentare; si stima che saranno circa 115 milioni nel 2050 (Prince et al., 2015).

Pertanto, sorge spontaneo pensare che la probabilità che un ad un nostro caro venga diagnosticata una forma di demenza di Alzheimer non è da ritenersi un’utopia.

Alla luce di tali osservazioni, in un’ottica preventiva, sarebbe opportuno riflettere ed essere a conoscenza circa i sintomi ed i comportamenti tipicamente presenti nei pazienti con AD, soprattutto negli stadi iniziali, in modo tale da non essere impreparati nel caso in cui quest’eventualità coinvolga qualcuno dei nostri cari.

Innanzitutto, va sottolineato come, tra i principali fattori che predispongono l’instaurarsi di un processo dementigeno, vi è, senza dubbio, l’età (Galik et al., 2006).

È stata, infatti, appurata l’esistenza di una relazione direttamente proporzionale tra l’età e la percentuale di insorgenza di AD: al crescere dell’una aumenta parallelamente anche l’altra.

Oltre all’età, un altro fattore che riveste un ruolo di primaria importanza, è dato dalla storia familiare (Lista et al., 2015).

La possibilità che un nostro caro sviluppi demenza aumenta nel caso in cui vi sia un familiare al quale è già stato diagnosticato un decadimento cognitivo di tipo neuro-degenerativo- progressivo.

Recentemente, ulteriori studi hanno dimostrato che la presenza di alterazioni a carico di specifici geni ci predispongono ulteriormente all’instaurarsi di  processi di invecchiamento patologici.

In particolare, l’alterazione del gene dell’Apolipoproteina E, più conosciuta come ApoE (Lista et al., 2015), è correlata positivamente con la comparsa di tale patologia.

Oltre all’età, alla storia familiare e ai fattori genetici, è necessario porre particolare attenzione anche ad atri fattori.

I sintomi tipici della demenza di Alzheimer, come, ad esempio, i disturbi di memoria, di linguaggio ed attentivi, sono facilmente riconoscibili e caratteristici delle fasi lievi-moderate della malattia, e tendono ad aggravarsi ulteriormente con il tempo.

Va, invece, posta particolare attenzione anche ad altri comportamenti e sintomi, anch’essi tipici della demenza, la cui insorgenza è precedente rispetto alla comparsa dei disturbi cognitivi (memoria, attenzione..).

Riconoscere precocemente tali sintomi può accelerare il momento della diagnosi e, conseguentemente, anticipare la messa in atto di percorsi  riabilitativi e farmacologici,  maggiormente efficaci nelle fasi iniziali della demanza (Guiat & Jones, 2011).

Di quali sintomi e comportamenti si tratta?

Numerosi autori hanno rilevato che, all’esordio della malattia, in molti pazienti sono stati riscontrati bruschi cambiamenti di personalità (Wiserman et al., 2015), per cui possono acuirsi alcuni tratti comportamentali.

Ad esempio, persone particolarmente scrupolose e attente ai dettagli possono accentuare ulteriormente tali comportamenti, oppure divenire improvvisamente più superficiali.

Possono, inoltre, manifestarsi disturbi del ritmo sonno-veglia (Song et al., 2015), con presenza di letargia, irritabilità, maggiore senso di stanchezza, e alterazioni del tono dell’umore ed insorgenza di disturbi ansioso-depressivi (Gracia-Garcia et al., 2015).

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