La malattia di Alzheimer è una patologia neuro degenerativa, cronica, a progressione lenta, associata ad una graduale perdita della funzioni cognitive (Arendt et al., 2015).

Le funzioni maggiormente compromesse nei pazienti con demenza di Alzheimer, oltre la memoria, sono l’attenzione e il linguaggio e, con il progredire della malattia, si osserva anche un graduale deterioramento sia degli aspetti affettivi, che si manifestano con un una sorta di “appiattimento emotivo”.

Qual è la novità? Nessuna! Il problema è proprio questo…

Ancora troppo, si tende ad identificare nei problemi di memoria il prototipo della demenza, ignorando  e sottovalutando tutto un mondo all’infuori di esso e, di conseguenza, gli importanti campanelli d’allarme e i sintomi “tipicamente non associati” all’Alzheimer, soprattutto nella fase d’esordio.

Ma quali sono i sintomi d’esordio della malattia?

È possibile identificarli precocemente?

Quali sono i comportamenti tipici da osservare, se si ha il sospetto di un inizio di demenza?

Proviamo a fare chiarezza.

Il quadro sintomatologico d’esordio della demenza di Alzheimer è spesso vario, aspecifico, e soprattutto subdolo.

In alcuni casi, possono presentarsi alterazioni del ritmo sonno-veglia (per cui ad esempio il nostro caro si sveglia molto presto al mattino o appare particolarmente letargico durante il giorno); in altri casi, invece, si osservano bruschi cambiamenti dei tratti di personalità, per cui spesso i familiari descrivono il paziente come fosse “un’altra persona”; in altri casi ancora, la demenza è preceduta, per periodi relativamente lunghi, da alterazioni del tono dell’umore con presenza di depressione, scarsa iniziativa e isolamento sociale.

Perché ciò dovrebbe interessarci?

Proprio a causa della scarsa specificità dei sintomi,  spesso i clinici non riescono ad identificare precocemente la malattia, generando, così, un ritardo nella diagnosi e nel trattamento della demenza.

Questi errori, verranno poi a chiederci il conto.

Con gli interessi!

Nessun malato di demenza è uguale ad un altro malato di demenza e le scelte che faremo per affrontarla saranno determinanti, sia in senso positivo che negativo, a determinarne gli esiti.

Stiamo dunque proseguendo la giusta strada? 

Scopriamolo insieme!

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