Come trovare soddisfazione nel proprio lavoro

La soddisfazione è un sentire molto importante nella nostra vita: ci dà la misura di quanto siamo in linea con quello che desideriamo. In ambito lavorativo, la soddisfazione nel lavoro condiziona il nostro umore e le nostre aspettative.

Senza entrare nel merito della bontà dei nostri desideri, sogni e traguardi, possiamo soffermarci sulla modalità con cui li gestiamo in modo da diventare padroni dei progetti che ci muovono, ci animano, ci impegnano quotidianamente.

Due aspetti sono importanti:

  • la fattibilità;
  • criterio con cui li valutiamo.

In qualsiasi posizione lavorativa ci troviamo, che siamo dipendenti, imprenditori o liberi professionisti, abbiamo dei progetti, degli obiettivi che ci diamo o che ci danno gli  altri e per i quali ci impegniamo.

La soddisfazione viene dal raggiungimento di quegli obiettivi, la sua controparte è la frustrazione.

Anche rimanere frustrati può essere importante se lo viviamo nel modo corretto, ma questo è un argomento che tratteremo in un altro articolo, non ora.

Vediamo invece i due aspetti, che riguardano i nostri obiettivi, per diventare padroni di noi stessi e trovare la soddisfazione nel proprio lavoro.

Sì, perché saper indurre e gestire i nostri stati crea i presupposti per gestire i nostri pensieri e la nostra performance, che nel campo del lavoro diventa il nostro successo.

  • La fattibilità.

È fondamentale che i risultati attesi siano concretamente realizzabili. Sia che ci diamo obiettivi all’occidentale o all’orientale, devono essere in linea con quello che siamo e poter essere temporalmente congrui. Nel caso in cui siano molto alti, le tappe intermedie scandite aiuteranno a raggiungerli. Nel caso in cui coinvolgano altri la comunicazione e il lavoro di squadra vanno gestiti.

Per tutto questo gli strumenti ci sono e si possono utilizzare cucendo su misura un percorso per imparare a programmare: un buon progetto facilita la sua realizzazione.

  • Il criterio con cui valutiamo.

Questo è fondamentale, è la vera chiave.

Tanto semplice e forse proprio per questo sottovalutato.

Se leghiamo la nostra soddisfazione ai risultati raggiunti o al gradimento degli altri, saremo destinati ad essere dipendenti da qualcosa fuori di noi, disperderemo tante energie per cercare conferme e, cosa ancor più triste, correremo continuamente il rischio di stressare o snaturare ciò che siamo.

Provare soddisfazione nel proprio lavoro, come in qualsiasi altra azione della nostra vita, presuppone che il nostro focus, la nostra attenzione, sia sul “come” agiamo, sulla nostra “azione in svolgimento”.

Che gli obiettivi da raggiungere siano stabiliti da noi o ricevuti dai nostri superiori, possiamo decidere come li vogliamo raggiungere, mettendo in campo quali nostre abilità, imparando cosa di nuovo.

Il più banale e quotidiano compito come la sfida più alta che ci diamo oggi possiamo decidere di viverli:

  • con gentilezza, pazienza, curiosità;
  • sfruttando … nuove conoscenze, nuovi territori, nuove tecnologie,
  • dandoci …  tempi diversi, strumenti diversi.

Il focus passa da fuori a dentro: la soddisfazione viene da quello che siamo, e non da quello che facciamo o che gli altri vogliono o pretendono.

La magia? Tanto più esprimiamo coerentemente quello che ci contraddistingue, tanto più facilmente otterremo risultati e saremo piacevoli, non perché andremo bene a tutti, ma perché non urteremo nessuno.

Non solo. Se e quando qualcosa non andasse secondo i nostri piani, sapremmo accoglierlo con flessibilità, senza giudizio.

Qui si propone un argomento molto importante in ambito lavorativo, e non solo: la capacità di cambiamento, il sapersi reinventare in fedeltà a ciò che si è, il fare di quello che siamo la nostra professione, il cambiare professione rispettando la nostra natura. Affronteremo anche questo tema.

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