Meglio che i nostri comportamenti derivino da una scelta consapevole, altrimenti non avremo un’identità autonoma.

Se tuo figlio ti chiedesse “sono stato bravo?”

Potresti provare due emozioni contrapposte: soddisfazione e timore.

Se il comportamento è finalmente adeguato alle tue richieste educative: wow! Evviva!

Ma si insinua nella mente un dubbio: se anche in altre occasioni mio figlio si comportasse in un dato modo solo per compiacere le richieste di altri?

Meglio che il suo comportamento sia una sua scelta consapevole altrimenti non avrà una identità propria, propri desideri, non svilupperà attitudini e doni, che rimarranno chiusi nel cassetto del rimpianto per quando sarà vecchio.

Il ruolo di genitore si gioca molto su questi bivi dove la certezza lascia spazio al dubbio.

Dove serve guida esterna per trasferire conoscenza e consapevolezza e in contemporanea si desidera l’autonomia di pensiero e azione.

In un simpatico film interpretato da R. Gere e J. Roberts “Runaway Bride” tradotto nel più’ infelice “Se scappi ti sposo” il sintomo sottile che spiega poi il fallimento dei rapporti umani e dell’assunzione di responsabilità della protagonista è dichiarare di adorare le uova cotte solamente nel modo in cui piacciono al fidanzato del momento, perfetta e desiderabile in tutto, certo, per poi fuggire immancabilmente dall’estrema responsabilità: il matrimonio.

Il “sono come tu mi vuoi” non ripaga mai.

Noi stessi da bambini siamo stati sottoposti a condizionamenti educativi a fin di bene in modo da “essere più bravi” “più buoni” ” più pazienti” ecc. senza magari capire il limite opposto ovvero “quando basta” ?

Quando bisogna smettere di fare ciò che gli altri si aspettano da noi accettando tutto, dagli altri e dalla vita, e reagire, prendere posizione, dire NO?

Quando dire NO è la chiave di volta della nostra vita?

Perché dire No, porre un limite agli altri e a noi stessi, è una competenza da acquisire che aiuta a vivere serenamente e in equilibrio.

Ma come?

Usiamo l’arma del condizionamento a nostro vantaggio!

E ripetiamoci come un mantra più volte al giorno cosa ci è più utile pensare o provare finché corpo e mente non si allineano in funzione di un obiettivo, in perfetta sinergia tra loro.

Qualche strategia?

1. Ascoltandoci e valutando i confini del nostro sentire (ora basta disperarsi!) o 2.dell’agire (ora basta stare male in questa situazione, relazione, lavoro,…devo cambiare affrontando di petto la distanza tra ciò che desidero veramente e ciò che faccio per perseguire ciò che desidero) 3. Del nostro stesso pensare (basta pensare allo stesso modo! E se fosse diversa da così questa situazione, persona, soluzione? Potrei guardarla da un altro punto di vista!)

Queste tre strategie (comandi) favoriscono la consapevolezza e la libertà.  Applichiamole quando ci sentiamo in fondo a un vicolo cieco per aiutarci a cercare e a trovare alternative creative di pensiero, emozionali, di relazione.

Perché la fuga non è mai una soluzione soprattutto se fuggiamo da noi stessi!

Un patrimonio di energia, di risorse cognitive ed emotive è lì ad attendere la nostra disponibilità a vivere, a sentire, ad esplorare nuove vie, nuovi comportamenti..

E…se un pensiero subdolo ti ha colto leggendo queste righe ti rispondo con un chiaro e inappellabile “no, non è mai troppo tardi”.

Dott.ssa Carla Mogentale

Psicologo e Psicoterapeuta

Specialista del ciclo di vita

Creatore e Direttore Sanitario del Centro Phoenix 

Psicologia, Neuropsicologia, Riabilitazione, Psicoterapia

Clinica, Formazione e Consulenza

 

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