SVILUPPO POTENZIALE NEL RITARDO MENTALE

Nell’ambito delle disabilità intellettive (associate a ritardo mentale di varia gravità) si sente spesso parlare della presenza di deficit rispetto alla prestazione attesa in base all’età.

Le carenze si possono riscontrare sia a livello cognitivo che adattivo.

Inoltre, secondo Edward Zigler, le persone con disabilità intellettiva hanno maggiore probabilità di sviluppare atteggiamenti negativi verso gli sconosciuti e una forma eccessiva di dipendenza dalle persone a loro familiari.

Zigler sostiene che le persone con disabilità intellettiva hanno poche aspettative di riuscire nello svolgimento dei compiti richiesti e siano più motivate da fattori esterni, come un premio da ricevere, piuttosto che da fattori interni, come il piacere di imparare. L’autore spiega che tali caratteristiche possono influenzare negativamente l’autostima, la disponibilità ad impegnarsi e l’autoefficacia, ossia il sentirsi capaci di intervenire in modo efficace.

Tutto ciò potrebbe ostacolare lo sviluppo delle proprie potenzialità, contribuendo al consolidamento degli aspetti deficitari.

L’effetto surplus

Vianello (2008) ha utilizzato il termine “surplus” rispetto all’età mentale, per descrivere il fenomeno che si contrappone al concetto di prestazione deficitaria. Nonostante non sia ancora ufficialmente trattato in letteratura, il “surplus” sta ad indicare come le persone con disabilità intellettiva possono raggiungere prestazioni migliori rispetto alla loro età mentale se ricevono interventi educativi adeguati.

Le ricerche a livello internazionale evidenziano che gli alunni inseriti in “classi normali” riescono a raggiungere migliori prestazioni scolastiche, soprattutto in lettura, e sviluppano maggiormente le autonomie. Anche la sfera sociale viene influenzata positivamente: diminuiscono i comportamenti distruttivi, migliorano i rapporti sociali e di amicizia, il concetto di sé e l’accettazione sociale.

Dalle ricerche condotte in Italia con alunni con sindrome genetica emerge una maggiore presenza di tale fenomeno nel contesto italiano rispetto a quello internazionale. Come mai si verifica questa differenza?

Vianello e Lanfranchi attribuiscono un parziale merito di tale condizione al fatto che in Italia quasi tutti i bambini e i ragazzi con disabilità intellettiva ricevono l’istruzione scolastica all’interno delle “classi normali”, a contatto con gli alunni senza disabilità; mentre negli altri Paesi si ricorre all’inserimento in “classi speciali” con maggiore frequenza. Il contesto educativo può fare la differenza per i bambini e i ragazzi con disabilità intellettiva di origine genetica, favorendo il raggiungimento di livelli di prestazione che superano le aspettative di partenza. In quest’ottica diventa fondamentale offrire occasioni più ampie di apprendimento, che possano stimolare i nostri bambini con disabilità intellettiva a sviluppare le loro potenzialità inespresse. Da non dimenticare sono gli obiettivi che riguardano l’acquisizione delle abilità funzionali, necessarie nella quotidianità e l’importanza di un insegnamento differenziato, capace di riconoscere le caratteristiche dell’individuo al fine di potenziarle e favorire lo sviluppo di nuove competenze.

Nonostante questi risultati, gli studiosi sono dell’idea che l’educazione inclusiva non sia sufficiente: l’ambiente di apprendimento inclusivo può contribuire al raggiungimento di un migliore rendimento nelle aree scolastiche e sociali, ma per favorire il massimo sviluppo del potenziale sono necessari degli interventi adeguati da parte dei professionisti.

Come si possono sviluppare le potenzialità nel ritardo mentale?

Il primo passo è conoscere il punto di partenza, attraverso misurazioni oggettive del livello attualmente raggiunto dal bambino. Una volta indagati i punti di forza e di debolezza è importante potenziare le capacità che il bambino o il ragazzo già possiede, in modo da rafforzare le fondamenta.

Avendo delle basi solide è possibile costruire nuove abilità lavorando sullo sviluppo del potenziale. L’aumento dei potenziali di sviluppo incrementa le possibilità di apprendimento e viceversa: più un bambino impara e maggiori saranno i suoi potenziali di sviluppo. Le persone con disabilità intellettiva solitamente hanno un minore potenziale di sviluppo, e questo comporta la presenza di un limitato apprendimento spontaneo.

L’intervento educativo e abilitativo mirato può contribuire a produrre gli apprendimenti specifici ed aumentare i potenziali di sviluppo.

 

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