Scopri cos’è il Neurofeedback e come questo trattamento può apportare benefici ai bambini con Disturbo da Deficit di attenzione e Iperattività (ADHD)

Se potessimo dare una sbirciata all’interno del nostro cervello troveremo all’incirca 100 miliardi di neuroni ed un numero inimmaginabile di connessioni fra essi.

Queste cellule altamente specializzate comunicano continuamente tra di loro attraverso la generazione e la propagazione di impulsi elettrici. L’attività elettrica sincronizzata prodotta dal lavoro dei neuroni, produce determinate onde cerebrali che possono essere registrate mediante elettroencefalografia (EEG).

A specifiche onde cerebrali corrispondono specifici stati cognitivi. Di seguito le caratteristiche principali di ognuna di esse.

  • ONDE DELTA: onde molto lente e regolari, prodotte dal cervello quando si sta dormendo profondamente.
  • ONDE THETA: presenti durante il sonno leggero oppure in uno stato di estremo rilassamento (ad esempio provocato dalla meditazione).
  • ONDE ALPHA: presenti quando una persona è sveglia e si trova in uno stato di pace e di tranquillità.
  • SMR (ritmo motorio – sensoriale): onde associate all’inibizione motoria.
  • ONDE BETA: prodotte dal cervello quando si è vigili e si sta mantenendo il focus attentivo su un compito.
  • ONDE GAMMA: onde molto rapide e irregolari, prodotte dal cervello quando si sta cercando di risolvere un problema complesso.

Il cervello di un neonato possiede miliardi di neuroni ma pochissime connessioni fra essi.

Queste si sviluppano velocemente subito dopo la nascita grazie a fattori sia biologici sia esperienziali e, quindi, dovuti all’apprendimento.

È così che, nel corso del tempo, il nostro cervello è in grado di modificare la sua struttura e la sua funzionalità in risposta all’esperienza, rafforzando alcune connessioni ed indebolendone di altre.

Questo fenomeno prende il nome di “plasticità cerebrale”.

Come si può facilmente intuire, non tutti i sistemi neuronali si creano in modo efficiente. In questi casi diventa, dunque, fondamentale agire per modificare e regolare tale disfunzionalità.

Il Neurofeedback è una metodologia assolutamente non invasiva che si ispira a tali principi. Effettuando specifici training con sensori posti sul cuoio capelluto, le persone imparano ad autoregolare l’attività cerebrale suscitando, di conseguenza, cambiamenti anche a livello comportamentale. Questa tecnica innovativa si è dimostrata particolarmente efficace nel trattamento di molte patologie, tra cui nel Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattiva (dall’acronimo inglese ADHD).

Come si riconosce un bambino con ADHD?

Spesso è irrequieto, disattento, impulsivo, agitato, agisce prima di pensare, non rispetta il proprio turno ed è, in alcuni casi, anche aggressivo.

Secondo una serie di evidenze scientifiche, questi comportamenti sembrerebbero essere il risultato di un malfunzionamento delle zone frontali del cervello (Hynd et al.,1991). In queste aree, l’EEG di soggetti con ADHD può registrare una gran quantità di onde Theta (onde lente associate a sonnolenza) e poca attività SMR di tipo Beta (onde rapide rispettivamente associate alla tranquillità fisica e al mantenimento dell’attenzione su un compito). Tale condizione rende molto difficile il controllo attentivo e comportamentale. Con le sessioni di training di Neurofeedback è possibile migliorare gli aspetti critici di questo disturbo, riducendo l’attività delle onde Theta ed aumentando l’attività SMR e delle onde Beta.

Dunque quali risultati si possono ottenere?

Ridotta iperattività, aumento dell’attenzione e maggior controllo comportamentale ed emotivo. Diverse ricerche scientifiche dimostrano, inoltre, che i miglioramenti prodotti dal Neurofeedback permangono anche a distanza di tempo, a differenza del trattamento farmacologico a cui i bambini con ADHD vengono spesso sottoposti.

 

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