CORONAVIRUS E RITORNO AL LAVORO
QUALI SONO GLI EFFETTI DEL COVID-19 E DELLA PANDEMIA SULLE NOSTRE FUNZIONI COGNITIVE, SULLA NOSTRA QUALITÀ DELLA VITA E SULLA POSSIBILITÀ DI RITORNO AL LAVORO IN MODALITÀ EFFICIENTE?
La pandemia e l’infezione da Covid-19 hanno generato una generale diminuzione della salute mentale della popolazione, in alcuni casi legata direttamente al virus, in altri, legata allo stato di stress persistente causato della pandemia stessa.
Sempre più frequentemente vengono riportate dalle riviste scientifiche del settore diverse conseguenze neuropsicologiche cognitive,(denominate Neurocovid o “nebbia cerebrale”), e psicologiche dopo infezione da coronavirus e senza che necessariamente siano collegate alla gravità dei sintomi presentati durante l’infezione stessa.
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SINTOMI PSICOLOGICI E NEUROPSICOLOGICI IN CHI NON HA CONTRATTO IL VIRUS
D’altra parte anche il solo stato di isolamento in cui siamo vissuti nel primo anno di pandemia ha comportato alcuni disturbi psicologici quali ansia, depressione, livelli elevati di stress, disturbi del sonno,…, anche in persone che non hanno contratto il virus. Poiché questi sintomi possono comportare maggiore disattenzione e maggiore dimenticanze, ciò spiegherebbe il più generale stato di minore competenza cognitiva dichiarato da molte persone che non hanno contratto il virus.
Teniamo anche conto che l’isolamento sociale ha creato condizioni di minore stimolazione anche in persone che erano a rischio di declino cognitivo (anziani, persone con MCI Mild Cognitive Impairment) probabilmente peggiorandone i sintomi. E attualmente gran parte della ricerca scientifica si sta occupando di verificare o di anticipare le possibili ricadute cognitive in termini di decadimento cognitivo o demenza dovuti alla diminuzione della stimolazione cognitiva e relazionale legata al distanziamento e all’isolamento.
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DISTURBI CONCLAMATI IN CHI HA CONTRATTO IL VIRUS IN MODO PIU’ O MENO GRAVE
Distinguiamo comunque i pazienti che hanno ricevuto un ricovero ospedaliero per la gravità della sintomatologia e chi invece è stato curato presso il proprio domicilio per una minore gravità presente.
- SINTOMI NEUROPSICOLOGICI E PSICOLOGICI IN PAZIENTI POST-RICOVERO IN TERAPIA INTENSIVA
Si stima che fino a 1/3 dei pazienti affetti da Covid 19 ricoverati in ospedale presentino poi problemi neurologici, psichiatrici e cognitivi che persistono anche molto tempo dopo la guarigione dall’infezione iniziale, con effetti dannosi sulla qualità della vita del paziente. Frequenti sono compromissione della memoria, dell’attenzione e delle funzioni esecutive (pianificazione, presa di decisione, flessibilità,….) Uniti a una stanchezza post virale e a una dichiarata difficoltà respiratoria più o meno grave.
Sembra che in questi pazienti, sopravvissuti alla terapia intensiva, possa esserci una maggiore probabilità di deterioramento cognitivo, e sintomi di ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico, che, da studi conseguenti ad altre simili pandemie quali SARS e MERS, potrebbero perdurare fino a cinque anni dopo il ricovero.
- SINTOMI PSICOLOGICI E NEUROPSICOLOGICI IN CHI HA CONTRATTO IL CORONAVIRUS SENZA OSPEDALIZZAZIONE
Le funzioni cognitive maggiormente colpite sembrano essere la capacità di sostenere l’attenzione nel tempo (unita a una scarsa durata e qualità del processo di concentrazione), la velocità di elaborazione dell’informazione, la memoria a breve termine visiva e verbale, la memoria episodica (es. ricordarsi quando e dove è accaduto un evento), la capacità di pianificare ed eseguire una funzione più o meno complessa, la capacità di memoria di lavoro e di gestione strategica di compiti che richiedono l’elaborazione di più informazioni in contemporanea. A questi test vengono aggiunti questionari per la valutazione dello stato dell’umore, per lo stress e l’ansia, e una valutazione specifica della sindrome da affaticamento spesso lamentata da persone anche per mesi dopo il Covid, sindrome presente più frequentemente nella donna rispetto all’uomo.
DUNQUE, COME TORNARE AL LAVORO SERENI RIACQUISTANDO SALUTE?
Già gli Orientamenti dell’UE “COVID-19: Back to the workplace” (Covid-19: ritorno sul luogo di lavoro) hanno fornito durante la pandemia delle indicazioni importanti per un ritorno sul posto di lavoro il più possibile sereno, concentrandosi però più sulle fonti di rischio di infezione che non sulle sequele psicologiche e neuropsicologiche potenziali che emergono sempre più frequentemente con l’avanzare della pandemia e con la diminuzione della gravità dei sintomi nelle persone che ne vengono colpite. L’attenzione al benessere della persona si va spostando da quello che in prima battuta appariva l’emergente problema ovvero le difficoltà residue presenti in persone post ricovero per le quali già nelle linee guida si richiedeva i datori di lavoro di prevedere azioni per “assistere i lavoratori che sono stati malati”., ai sintomi più persistenti, meno evidenti, ma molto più frequent e spesso incompresi che danneggiano la qualità della vita di personee che apparentemente hanno avuto uno scarso impat5to dell’infezione in fase acuta e potrebbero dunque essere considerate “guarite” ma che lamentano sintomi riconducibili a sindromi molto più durevoli nel tempo inquadrabili dalla ricerca scientifica in “long-covid” o Neurocovid.
Ora lo scenario cambia completamente includendo una popolazione di persone e lavoratori che apparentemente non dovrebbero presentare problemi e che invece ne sono portatori.
Quali ritmi lavorativi, capacità decisionali, capacità esecutive, tolleranza alla frustrazione, precisione,…, potranno essere presenti o non presenti in chi è guarito dal Coronavirus?
E se un lavoratore non si sentisse “più lo stesso” dopo il coronavirus come si potrebbe aiutarlo?
Alla luce dei dati scientifici attuali appare questa una nuova emergenza, degna di una attenzione particolare da parte dell’azienda verso le primarie risorse che le appartengono, le proprie risorse umane, con un intervento inquadrabile non soltanto all’interno delle generiche modalità del “well-being in the workplaces” ma in modo più specifico nell’attuare politiche mirate di welfare aziendale che tengano conto di un benessere psicologico, neuropsicologico, psicofisiologico, che impatta sulla qualità di vita e dunque sulla produttività di ogni sua risorsa, come sulla serenità di ogni persona che può e deve occuparsi di una famiglia, di bambini e ragazzi o anziani che hanno subito a loro volta la pandemia con i suoi possibili effetti, e dunque con una scarsa serenità nel poter dare il meglio al lavoro, combattuti dalle preoccupazioni per la famiglia e dal dovere da svolgere.
ALCUNI CONSIGLI PER I RESPONSABILI DELLA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE E DELLA SICUREZZA
L’alta incidenza di problematiche post covid (1/3) e post pandemia vanno attentamente considerate con azioni di prevenzione primaria, secondaria, terziaria. La salute sul posto di lavoro migliora la qualità della vita del lavoratore ma migliora anche il clima aziendale con ricadute positive sulla qualità del lavoro prodotto e sulla qualità del prodotto/servizio creato, obiettivo di valore dell’azienda stessa.
- Un’analisi attenta dei ritmi di lavoro, un supporto alla ridistribuzione dei carichi di lavoro e alla messa in atto di nuove strategie di gestione della propria attività in modalità strategica che tenga conto dei possibili rallentamenti dovuti al virus o allo stress derivante pandemia, possono portare maggiori soddisfazioni nella propria attività con minore ansia per il lavoratore.
- Un sistema di welfare aziendale che comprenda azioni specifiche per il post covid e post pandemia, facilmente erogabili in sede, possono produrre velocemente un miglioramento significativo delle competenze cognitive e della sensazione di controllo su di sé e sulla propria vita (alcune terapie riabilitative chiedono una decina di sedute per offrire già importanti miglioramenti cognitivi).
- Un sistema di supporto ad altre preoccupazioni che il lavoratore può presentare riguardano la ricaduta ampia che la pandemia può aver assunto sui propri familiari, in modo particolare sui bambini e ragazzi. All’interno di un sistema di Welfare aziendale favorire interventi per il recupero o il miglioramento di prestazioni scolastiche grazie a una metodologia di studio migliore per i figli potrebbe rivelarsi utile su più piani: migliori prestazioni scolastiche dei figli, minore preoccupazione del genitore, maggiore dedizione serena ai propri compiti, un impatto sociale importante da parte dell’azienda sul tessuto sociale del territorio nel quale opera. Così come consigli e webinar rivolti ai lavoratori potrebbero aiutarli ad assistere o gestire meglio le persone anziane a casa.
CONCLUSIONI
Sebbene i meccanismi sottostanti rimangano poco chiari, ci sono prove sostanziali e crescenti che i sopravvissuti a COVID-19 corrano un rischio maggiore di deterioramento cognitivo per il quale è importante agire precocemente. Visto le difficoltà cognitive presentate e la salute mentale non ottimale, come potranno queste persone tornare velocemente a una vita normale in famiglia e al lavoro?
Quali strategie? Come si può e si deve intervenire?
La risposta c’è grazie all’esperienza maturata nel passato con tipologie simili di pandemia: una valutazione neuropsicologica e psicodiagnostica precoce
in modo da
- poter attivare terapie riabilitative neuropsicologiche cognitive (per disturbi della memoria, dell’attenzione, flessibilità e velocità cognitiva,..) attraverso una riabilitazione cognitiva in presenza o a distanza effettuata da neuropsicologi
- tecniche psicoterapeutiche atte a ripristinare uno stato di salute mentale efficaci contro ansia, depressione, disturbi del sonno, disturbo posto traumatico da stress (PTSD) attraverso la psicoterapia cognitivo comportamentale combinata con tecniche di realtà virtuale e di biofeedback.
- Uno sportello di supporto psicologico per ritrovare una nuova normalità nella vita familiare e in quella lavorativa, guidando la persona a trovare e a riappropriarsi di nuovi (o precedenti) ritmi lavorativi e di gestione di sé e della propria vita
- valutare assieme all’azienda nella quale il lavoratore è inserito un sistema di verifica dei possibili e progressivi stadi di reintegrazione nel ruolo, specialmente per chi ha contratto il virus in forma più grave ed è stato oggetto di ricovero, ma anche per chi manifesta sintomi quali neuro-covid ed elevati livelli di stress
- fornire consigli per un più veloce “rientro nella normalità” attraverso pratiche di gestione personale del tempo e di concentrazione sul proprio stato di salute (es. terapie mindfulness o fisiche)
- webinar e seminari di supporto per aiutare il lavoratore a gestire meglio i figli o gli anziani a carico, così come nel conciliare meglio il tempo lavoro e il tempo-famiglia,
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Come Centro Phoenix, siamo in grado di offrire alle aziende che vorranno investire sui propri lavoratori tutti gli strumenti psicologici e neuropsicologici e psicoterapeutici anche in sede, utili per ritornare il più velocemente possibile a una qualità della vita migliore per ogni persona entro l’azienda e dunque per una qualità del lavoro migliore dell’azienda stessa.
Se interessati: tel. 0424382527 o mail: segreetria@centrophoenix.it
ALCUNE FONTI SCIENTIFICHE UTILIZZATE
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- Covid-19: back to the workplace: adapting workplaces and protecting workers – https://oshwiki.eu/wiki/COVID-19:_Back_to_the_workplace_-_Adapting_workplaces_and_protecting_workers