Che cos’è il neurofeedback o Neurofeedback therapy?
Il neurofeedback (spesso chiamato anche neuroterapia) è una tecnica che consente di modificare e normalizzare il funzionamento cerebrale attraverso la semplice registrazione dell’attività cerebrale mediante applicazione di elettrodi sullo scalpo. La modificazione avviene attraverso una autoregolazione del soggetto attraverso un feedback sul suo stato cerebrale fornitogli “online”, cioè in diretta.
Come si svolge una seduta di neurofeedback o Neurofeedback training?
Uno degli aspetti più importanti da gestire quando ci si approccia ad iniziare un trattamento mediante neurofeedback consiste nella gestione delle ansie e delle preoccupazioni che possono caratterizzare la persona che decide di sottoporsi ad un trattamento con neurofeedback: difatti, frequenti possono essere le paure, le ansie e i timori riguardanti questa tecnica. Proprio per questo motivo occorre iniziale ponendo molta importanza a questi aspetti.
Tipicamente, la seduta di neurofeedback inizia con il far sedere comodamente il paziente su una poltrona. Dopo averlo invitato a rilassarsi, il terapeuta si occupa dell’applicazione dei sensori sul capo.
I sensori (o elettrodi) servono per la registrazione del segnale elettroencefalografico. Gli elettrodi vengono applicati sul cuoio cappelluto mediante l’utilizzo di una pasta elettro conduttrice, previo sgrassamento e pulizia della cute attraverso pasta abrasiva.
A seconda dell’apparecchiatura a disposizione, possono essere utilizzati elettrodi differenti e in diversa numerosità. Una soluzione tra le tante è quella che si compone di tre elettrodi: uno attivo, uno neutro e, infine, l’elettrodo di terra. La funzione dell’elettrodo attivo (in Cz) è quella di registrare il segnale elettroencefalografico grezzo, che viene poi scomposto nelle bande di frequenza che lo compongono (alfa, beta, gamma, delta, SMR).
Figura 1 – Esempio di EEG grezzo registrato da un paziente (sopra) con il segnale scomposto nelle varie bande di frequenza (sotto).
Dopo una breve registrazione a riposo in cui il paziente deve tentare di non muoversi e di non commettere artefatti (alterazioni nella registrazione del segnale), si da avvio al training vero e proprio di neurofeedback.
Figura 2 – Un esempio di artefatto dovuto al blink, ovvero allo sbattere degli occhi.
Il terapeuta infatti, sulla base delle caratteristiche del disturbo e sulla base di una serie di parametri ricavati dalla valutazione iniziale, valuta attentamente l’obiettivo della seduta, impostando una specifica soglia che il soggetto deve imparare ad aumentare o a diminuire in base al caso. Tipicamente vengono utilizzati due monitor: il primo serve al terapeuta per il monitoraggio dei valori e l’impostazione della/e soglia/e mentre il secondo serve al soggetto per ricevere il feedback.
Figura 3 – Esempio di schermo utilizzato durante un trial: sulla sinistra, il monitor del terapeuta, sulla destra il monitor visto dal paziente.
Ciò che avviene, nel corso di un trattamento mediante neurofeedback, è che il soggetto impara a modificare le proprie onde cerebrali attraverso l’utilizzo di diverse tipologie di feedback immediato disponibili.
Di seguito vengono mostrate alcune tipologie di feedback.
Figura 4 – In questa tipologia di feedback, quando il paziente raggiunge la soglia la palla si muove sulle braccia della scimmia.
Figura 5 – In questa tipologia di feedback, quando il paziente raggiunge la soglia l’aeroplano vola tra le diverse scogliere.
Il feedback altro non è che una registrazione del segnale elettroencefalografico che viene resa disponibile al soggetto in un’altra forma, ovvero tramite suoni, semplici giochi e immagini con cui il soggetto è chiamato ad avere a che fare in prima persona.
L’obiettivo del trattamento è aiutare progressivamente il paziente ad imparare a modificare le proprie onde cerebrali nella direzione desiderata arrivando a ritrovare una normale attività cerebrale attraverso l’apprendimento di un particolare stato mentale che lo aiuti ad essere in prima persona artefice del proprio cambiamento.
Bibliografia
Salpekar, J. A. (2020). Seeking Alpha: Can Neurofeedback Actually Work?. Epilepsy currents, 20(3), 134-135.
Swingle, P. G. (2008). Biofeedback for the brain: How neurotherapy effectively treats depression, ADHD, autism, and more. Rutgers university press.
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