STIMOLAZIONE COGNITIVA NELLE PERSONE CON DEMENZA
La demenza, definita da molti come epidemia silente del nuovo millennio, è una delle sfide maggiori per l’attuale sistema socio-sanitario con un’incidenza e una prevalenza che aumentano con l’aumentare dell’età.
Quali sono le difficoltà che comporta avere la malattia di Alzheimer o altri tipi di demenze? Come si manifestano? Cosa posso fare per rallentarne il decorso?
Va innanzitutto precisato che esse sono molto diverse una dall’altra, per sintomi, esordio, decorso, ecc… Si può dire però che, soprattutto nelle prime fasi, quando la demenza è ancora definita come lieve, tutte condividano un aspetto fondamentale: il disturbo principale si manifesta con deficit cognitivi.
Che cosa comporta avere deficit cognitivi?
Essi possono avere un notevole impatto nella vita quotidiana delle persone affette, portando ansia, depressione e ritiro dalle attività quotidiane e spesso gravano sulle spalle dei famigliari (o dei caregiver), modificandogli in maniera consistente la vita.
Nelle prime fasi del processo demenziale i deficit maggiori si ritrovano in genere nella memoria episodica o prospettica, ma nonostante essi possano essere anche molto gravi, alcune componenti, come la memoria semantica e procedurale, risultano solo lievemente danneggiate. E’ stato dimostrato che lavorare su quest’ultime tramite stimolazione cognitiva e riabilitazione delle stesse possa portare giovamento anche negli altri ambiti deficitari.
Come fare per fermare/rallentare questi deficit cognitivi?
Le principali tecniche riabilitative sono la ROT (Reality Orientation Therapy), la quale viene utilizzata prevalentemente per stimolare l’orientamento spazio-temporale; e il training cognitivo, il quale attraverso interventi mirati stimola le funzioni cognitive maggiormente deficitarie. La letteratura scientifica negli ultimi anni ha dimostrato la validità e l’efficacia di entrambi i metodi.
Quale la migliore tecnica nelle demenze lievi?
A questo stadio di demenza sono numerosi gli studi che indicano come migliore un approccio riabilitativo di tipo misto, ovvero l’unione delle due tecniche. Da una parte infatti la ROT è ottima per l’orientamento spazio-temporale ma non si occupa delle funzioni superiori, e dall’altra il training cognitivo è molto utile soprattutto per le funzioni superiori e si occupa poco dell’orientamento spazio-temporale.
L’unione fa la forza quindi?
Non sempre. E’ stato dimostrato che nelle demenze lievi l’approccio integrato tra le due tecniche sia spesso quello che dà i risultati migliori, ma non è sempre così. Ogni caso va analizzato a doc in base al paziente: una variabile come il trattamento farmacologico in atto, ad esempio, ha un peso determinante nel valutare quale tipo di riabilitazione sia meglio adottare.